Salute

Sanità: poche donne ai vertici oncologia, nasce rete per carriera in rosa

Women for Oncology Italy, solo 15% primari

Roma, 11 mag. (AdnKronos Salute) - Multitasking, capaci, determinate, ma ancora poco riconosciute nella leadership sanitaria. Se in Italia cresce il numero delle laureate (il 59,2% del totale laureati nel 2014), le donne fanno ancora fatica a raggiungere posizioni apicali nella carriera, anche in oncologia: oggi solo il 15% dei 223 primari italiani è donna. Per sostenere la carriera dei 'camici rosa' in oncologia nasce Women for Oncology Italy (W4O Italy), un percorso di coaching indirizzato alle oncologhe italiane per potenziarne la formazione manageriale, imparare a superare ostacoli comuni o stereotipi di genere in corsia e nel mondo accademico, e aprire così la strada a una futura classe dirigente al femminile più numerosa e preparata.

Il progetto è uno spin-off dell'iniziativa internazionale Esmo Women for Oncology, lanciata nel 2013 dalla European Society for Medical Oncology e che ha già ispirato la nascita di network simili in altri Paesi europei, come la Grecia. Il primo workshop italiano si terrà il 12 e 13 maggio 2016 a Bologna, con il patrocinio dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc).

Il duplice ruolo della donna, contesa tra lavoro e famiglia, può fare da freno a una carriera verticale, anche tra le oncologhe. "Ho visto colleghe molto motivate 'crollare' sul fronte professionale dopo la maternità. Spesso la donna si auto-boicotta perché si sente ingiustamente meno madre se non dedica tutte le sue risorse ai figli. Colpa del contesto culturale", commenta Marina Garassino, responsabile Struttura semplice Oncologia toracico-polmonare della Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano, e membro del comitato scientifico di W4O Italy. "La famiglia non è un limite, conciliare entrambi i ruoli con ottimi risultati è possibile con una buona dose di organizzazione, delegando e creandosi una rete di supporto", assicura.

Il percorso di W4O Italy mira anche ad abbattere qualche stereotipo ancora esistente, come quello che vede le donne poco adatte a fare il capo. "Le donne sono meno portate a fare lobbying rispetto agli uomini. Dobbiamo imparare a supportarci a vicenda - prosegue Garassino - Con questa iniziativa vogliamo raggiungere tutte le colleghe italiane affinché, nel prossimo futuro, possiamo riuscire a cogliere le pari opportunità che la società sta finalmente iniziando a offrirci".

Il primo workshop di W4O Italy è dedicato al tema della comunicazione, verbale e non verbale. Tolto il camice bianco, le oncologhe saranno attrici per un giorno in un role-play formativo: con la collaborazione di attori professionisti, potranno perfezionare la gestione di situazioni comuni come il rapporto con il collega difficile, il colloquio di lavoro con il primario, la richiesta di finanziamenti per un progetto scientifico.

Parte del corso è dedicata anche al dialogo con il paziente oncologico.

"Essere donna può facilitare l'instaurarsi di immediata empatia e legame di fiducia medico-paziente in caso di tumori femminili, quali il carcinoma mammario o all'ovaio", spiega Erika Martinelli, ricercatrice alla Seconda Università di Napoli e membro del comitato internazionale Women for Oncology di Esmo. "Con alcuni pazienti, soprattutto uomini - aggiunge - creare un contatto richiede più tempo e attenzione per superare imbarazzi o, a volte, preconcetti. Ancora oggi capita che il paziente chiami il medico donna 'signorina', mentre i nostri colleghi maschi sono tutti 'dottori' o addirittura 'professori'".

Anche per il medico donna l'immagine fa da apripista al dialogo. "La donna austera non comunica professionalità: è un cliché ormai superato che, al contrario, crea distanza", puntualizza Carla Gozzi, la più nota style coach italiana e insegnante d'eccezione al workshop di Bologna. Attraverso look, tono di voce e gestualità il medico può comunicare comprensione, fiducia e sostegno ai pazienti. "Il camice bianco non deve coprire la personalità del medico, ma lasciarla emergere attraverso alcuni dettagli, per valorizzarne il lato umano. Il sorriso è il migliore accessorio, ma anche una collana luminosa o i capelli in ordine sono dettagli che comunicano attenzione e accoglienza verso il paziente. Non è immediato trovare l'equilibrio tra professionalità, personalità e femminilità, ma riuscendoci si possono raggiungere risultati insperati sul piano umano", conclude la 'maestra di stile'.

La due giorni si concluderà con il media training di Alessandro Cecchi Paone, giornalista e conduttore televisivo, e con le testimonianze di donne che hanno raggiunto il successo nell'oncologia italiana e internazionale, modello per le future generazioni. "Avere un mentore è una fortuna, ma anche una scelta per le oncologhe più giovani: è importante che sappiano riconoscere e seguire chi le aiuterà a valorizzarsi, oppure trovare il coraggio di cambiare strada di fronte a cattivi maestri, uomini o donne che siano", conclude Rossana Berardi, del comitato W4O Italy e dal 1 dicembre 2015 direttore della Clinica di Oncologia medica dell'Aou Ospedali Riuniti di Ancona.

"Il corso si rivolge in particolare alla fascia di età 35-50 anni, quella più critica perché spesso non si è ancora raggiunta una posizione di rilievo sul lavoro e, in molti casi, si fanno scelte importanti nella sfera privata. Una fascia di grande interesse - conclude - perché ha ancora tanto margine per crescere e porsi nuovi obiettivi, e da cui può nascere la futura leadership sanitaria al femminile".

11 maggio 2016 ADNKronos
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