Roma, 17 nov. (AdnKronos Salute) - In caso di attacco terroristico o di una grave emergenza, con vittime e centinai di feriti come accaduto a Parigi, gli ospedali più grandi della Capitale potranno rispondere mettendo in campo il Peimaf, ovvero il Piano di emergenza interno per il massiccio afflusso di feriti, che le maggiori strutture di Roma con un pronto soccorso di secondo livello dovrebbero aver predisposto anche in vista del Giubileo. Il Peimaf scatta immediatamente, alla notizia di una grave emergenza, e mette in campo tutte le risorse umane, con compiti precisi e codificati per rispondere in tempi brevi, entro 30 minuti, a un enorme flusso di accessi in pronto soccorso (più di 30 nell'arco temporale, di cui più di 10 in codice rosso).
Obiettivo del Peimaf dell'Azienda ospedaliera S.Camillo-Forlanini di Roma - che l'Adnkronos Salute ha avuto modo di leggere - è far sì che l’ospedale "in caso di disastro o di emergenza di altra natura, rappresenta l’ultimo anello della catena dei soccorsi e deve funzionare nonostante tutto, attraverso un’attenta gestione delle risorse disponibili". Il Peimaf del S.Camillo, che viene anche testato con esercitazioni scadenzate, prevede in caso di allarme, quando è presente una situazione di maxi-emergenza, l'attivazione di un dispositivo di risposta dimensionato sulla base del possibile numero di pazienti che potrebbe essere inviato al pronto soccorso in particolare entro i primi 30 minuti.
Il piano prevede la presenza immediata di un team operativo, medici e infermieri, che deve coordinare la fase iniziale dell'emergenza entro i successi 30 minuti e poi un'unità di crisi che lo supporta. "Tutte le articolazioni aziendali sono informate in 15-20 minuti rendendo possibile effettuare le procedure operative nei successivi 15-20 minuti", sottolinea il piano. Il Peimaf prevede anche un 'kit atrio' e un 'kit pazienti' necessari all'identificazioni dei codici di accesso in base alla gravità delle condizioni del paziente che arriva al Dea: ad esempio con cartoncini di diverso colore che possano segnalare il triage. Ma i kit prevedono anche una macchina fotografica digitale, un megafono per comunicare i messaggi e torce in caso di blackout. Oggetti che nel caos di un'emergenza sanitaria possono fare la differenza.
"Il nostro Peimaf è pronto e ci esercitiamo su vari casi, la prossima settimana ci dedicheremo ad una simulazione di un attacco terroristico per farci trovare pronti in caso di una grave emergenza esterna - sottolinea Angelo Orelli, del gruppo operativo interdisciplinare del Peimaf - Questo tipo di intervento non è una specialità unica del S.Camillo perché altre strutture della Capitale dovrebbero averlo già predisposto in vista anche del Giubileo".
Il prossimo 3 dicembre dovrebbero essere ultimati i lavori di ristrutturazione del pronto soccorso e il potenziamento della terapia intensiva dell'ospedale, realizzati grazie al contributo della Regione Lazio.
Il Giubileo e le maxi emergenze "necessitano di interventi diversi - aggiunge il direttore generale dell'Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini, Antonio D’Urso - il primo l'abbiamo affrontato rimettendo a nuovo l'impiantistica di alcuni reparti e rinnovando altri spazi. Il secondo punto si affronta anche il Peimaf e qui è necessario il contributo di tutti anche del personale, che in caso di emergenza viene richiamato a lavoro. La Regione - conclude - poi ci ha permesso di avere più operatori sanitari, che saranno disponibili a breve".