Milano, 23 mar. (AdnKronos Salute) - Medici senza frontiere ha deciso di sospendere le proprie attività all'hotspot di Moria, sull'isola greca di Lesbo. Una "decisione difficile" presa, spiega l'organizzazione umanitaria, dopo l'accordo tra l'Unione europea e la Turchia che porterà al ritorno forzato di migranti e richiedenti asilo da Lesbo. "Continuare a lavorare nel centro ci renderebbe complici di un sistema che consideriamo sia iniquo che disumano", afferma Michele Telaro, capo progetto di Msf nell'isola.
"Non permetteremo che la nostra azione di assistenza sia strumentalizzata a vantaggio di un'operazione di espulsione di massa - aggiunge - e ci rifiutiamo di essere parte di un sistema che non ha alcun riguardo per i bisogni umanitari e di protezione di richiedenti asilo e migranti".
E così ieri sera Msf ha chiuso tutte le attività legate all'hotspot di Moria, compreso il trasporto dei rifugiati al centro, la clinica al suo interno, le misure legata alla fornitura di acqua e ai servizi igienici.
A Lesbo l'associazione continuerà a gestire il proprio centro di transito a Mantamados, dove offre prima assistenza ai nuovi arrivati, oltre alle attività di soccorso in mare sulle coste settentrionali dell'isola, e alle cliniche mobili per le persone che si trovano al di fuori dell'area dell'hotspot.
Dal luglio 2015 - ricorda la ong in una nota - Msf ha fornito consultazioni mediche e supporto psicologico, ha distribuito beni di prima necessità e curato attività legate alla fornitura di acqua e servizi igienici nel campo di Moria. In totale, Msf ha effettuato 24.314 consultazioni sull'isola di Lesbo, di cui 12.526 a Moria.
Gli psicologi di Medici senza frontiere hanno assistito 401 persone attraverso sessioni individuali, e curato 584 sessioni di gruppo con 3.532 partecipanti. Le équipe stavano anche fornendo ripari temporanei e trasporto tra il nord dell'isola e i centri di registrazione di Moria e Kara Tepe. Fino al 13 marzo Msf ha trasportato 12.952 nuovi arrivati.