Roma, 3 set. (AdnKronos Salute) - "Abbiamo intensificato i rapporti con Paesi come Siria, Libano, Nigeria, Etiopia, Iran, sia per trasferire il know how e formare più operatori sanitari e medici possibili, in modo che possano trattare i pazienti in loco, sia per organizzare i viaggi e trasportare soprattutto bambini nella nostra struttura, dove curiamo soprattutto talassemia, anemia falciforme, tumori del sangue, filariosi, leishmaniosi e tubercolosi, ma anche scabbia, che è ormai la 18esima malattia tropicale negletta nel mondo". A dirlo all'Adnkronos Salute è Aldo Morrone, presidente dell'Ime, Istituto Mediterraneo di Ematologia, che in questi mesi di emergenza migranti intende "rispondere agli appelli di disperazione e necessità di cure che viene da più parti del mondo", assicura.
"Siamo davvero colpiti dalla situazione drammatica che si è creata nelle ultime settimane. Le grida di aiuto ma anche di dignità che vengono dalle popolazioni in fuga sono immagini che ci hanno sconvolto. Noi ci occupiamo in particolare di Africa, medio e vicino Oriente e dopo la trasformazione del nostro Istituto in una vera e propria agenzia di cooperazione sanitaria internazionale (partecipata dai ministeri degli Esteri, dell'Economia, della Salute e della Regione Lazio) riusciamo a far arrivare in Italia i pazienti con le loro famiglie dove spesso è necessario trovare un donatore adatto, per i casi di trapianto".
"Inoltre - aggiunge - la nostra missione è anche di fare 'network' con gli altri importanti centri italiani, che gestiscono in rete casi specifici. Ripartirò a breve per il confine fra Eritrea ed Etiopia dove abbiamo aperto un ospedale legato all'Ime dedicato alle patologie pediatriche gravi. Sempre in questa zona il 18-21 novembre abbiamo organizzato un convegno, dove però intendiamo anche accogliere la popolazione, visitarla e parlare, per aiutare le persone a evitare di prendere la decisione di tentare l'imbarco per l'Europa". Interventi sono previsti anche in "Tunisia, un Paese ormai sconvolto dal terrorismo, in Nigeria e in Iran".
Ma molte persone, evidenzia Morrone, "non vogliono lasciare il loro Paese, è il caso di una ragazza siriana che abbiamo curato nelle scorse settimane che poi è voluta rientrare in Siria e non ricevere asilo politico. Non possiamo rimanere insensibili di fronte a tutta questa sofferenza. E' importante che l'Italia si muova", conclude.