Salute

Sanità: Istat, nel 2015 +9,1% decessi, livello più alto dal dopoguerra

Roma, 19 feb. (AdnKronos Salute) - Nel 2015 in Italia i morti sono stati 653 mila nel 2015, 54 mila in più dell’anno precedente (+9,1%). Il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo dopoguerra in poi. L’aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni). Lo certifica l'Istat nel Report sugli indicatori demografici 2015.

L'Istituto spiega come, dal punto di vista demografico, il picco di mortalità del 2015 è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all’invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la sopravvivenza. L'aumento dei decessi, ricorda l'Istat (un anticipo sui primi otto mesi dell'anno era trapelato a fine 2015), "ha messo in allarme sia gli operatori del settore (medici, epidemiologi, demografi) sia i media". Nel complesso, i morti stimati sono 653 mila, ben 54 mila in più rispetto al 2014 (+9,1%).

L'andamento dei morti per mese nel 2015 evidenzia un costante incremento sul 2014, fatta eccezione per il mese di maggio. La variazione relativa è particolarmente accentuata nei mesi freddi e caldi. In particolare nei mesi di gennaio, febbraio e marzo si riscontrano incrementi rispettivamente del 10,4%, 18,9% e 14%. Nei mesi estivi, invece, l’incremento è del 20,3% a luglio e del 13,3% ad agosto. Il quadro complessivo del 2015 appare tuttavia meno eccessivo se confrontato con il 2012, anno in cui in complesso i decessi sono stati 612.883 (19.481 in più rispetto al 2011, +3,3%) mentre nel 2013 sono stati 600.744 (-12.139 rispetto al 2012, -2%) e nel 2014 sono stati 598.364 (-2.380 rispetto al 2013, -0,4%).

"Benché a oggi manchino alcuni elementi cognitivi per avvalorare le ragioni autentiche alla base del repentino aumento di mortalità del 2015 come ad esempio i dati sulle cause di morte i primi dati provvisori classificati per età permettono di ragionare almeno su alcune ipotesi. In primo luogo, il picco di mortalità del 2015 porta con sé significativi effetti strutturali, come l’analisi per età dimostrerebbe, vista la particolare concentrazione dell’incremento di mortalità nelle classi di età molto anziane. In secondo luogo, è accertato che il picco del 2015 rappresenti una risposta proporzionata e contraria alle diminuzioni di mortalità riscontrate nel 2013 e nel 2014 (effetto rimbalzo).

Le persone coinvolte dagli eventi, infatti, sono state quelle fisicamente più fragili, per le quali il rischio di mortalità accelera velocemente su base istantanea. Particolarmente interessante a questo riguardo è l’analogia con altri paesi come la Gran Bretagna o come la Francia dove, come per l’Italia, si è osservato un incremento della mortalità nel 2015".

L’Istat segnala cone l'incremento di mortalità risulta omogeneo dal punto di vista del territorio.

Rispetto al 2014 le variazioni oscillano da un minimo del +5,8% nella Provincia di Bolzano a un massimo del +18,7% nella Valle d’Aosta. Le zone più interessate dall’aumento di mortalità sono quelle del Nord-ovest, Piemonte e Lombardia registrano incrementi, rispettivamente, del 10,1% e del 10,6%. Nel Centro, Toscana e Umbria mostrano un aumento del 10,3% mentre nel Mezzogiorno un +10,7% si rileva in Campania.

Nel 2015 si stimano 310 mila deceduti di sesso maschile e 343 mila di sesso femminile. Il rapporto di composizione, prosegue il report Istat, risulta dunque pari a 90 morti di sesso maschile ogni 100 donne decedute, in calo rispetto al 2014 quando risultò pari a 94. L’aumento dei decessi sull’anno precedente interessa soprattutto le donne: circa 34 mila in più (+10,9%) contro i 21 mila in più degli uomini (+7,1%). Occorre peraltro ricordare che nelle due annualità precedenti, 2014 su 2013 e 2013 su 2012, sono state riscontrate variazioni di segno negativo, rispettivamente -1.174 e -4.901 per gli uomini, -1.206 e -7.238 per le donne.

Ciò lascerebbe supporre che per le donne il minor numero di morti non avvenute nel 2013 e nel 2014 sembrerebbe parzialmente compensato nel corso del 2015. S’intravede, cioè, un effetto di “rimbalzo” in avanti del numero dei decessi, in particolare per le donne, parzialmente determinato dal recupero delle diminuzioni registrate nei due anni precedenti. "In rapporto al numero di residenti - sottolinea l'Istituto - la mortalità si attesta nel 2015 a 10,7 per mille abitanti, il valore più alto dal secondo dopoguerra a oggi. Il tasso generico di mortalità può presentare da un anno all’altro oscillazioni di natura congiunturale legate a molti fattori, ad esempio climatici o epidemiologici. Sotto questo punto di vista, i picchi di mortalità del 1956, del 1962 o del 1983 non sono dissimili da quello del 2015".

"Va però sottolineato come la mortalità presenti, da almeno 30 anni, un chiaro andamento di fondo verso l’aumento progressivo. Ciò si deve al continuo miglioramento delle condizioni di sopravvivenza che, favorendo l’invecchiamento della popolazione, estende anno dopo anno la base delle persone anziane e molto anziane potenzialmente a rischio di subire l’evento di decesso".

19 febbraio 2016 ADNKronos
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