Roma, 27 mag. (AdnKronos Salute) - In Italia la mortalità materna si conferma un evento raro, come nella maggioranza degli Sati Ue. Con un tasso analogo alla Gran Bretagna e alla Francia dove muoiono 10 donne ogni 100 mila nati vivi. Nel nostro Paese, tra il 2006 e il 2012, per cause legate alla gravidanza e al parto sono morte infatti 9 donne ogni 100 mila, con un'ampia variabilità tra regioni compresa tra un minimo di 6 decessi in Toscana e un massimo di 13 ogni 100 mila in Campania.
Sono le stime retrospettive più recenti del rapporto di mortalità materna calcolate dall'Italian Obstetric Surveillance System (Itoss) dell'Istituto superiore di sanità, finanziato dal ministero della Salute, in collaborazione con le Regioni Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, e Sicilia, e illustrate oggi all'Iss nel corso del convegno 'Sorveglianza della mortalità e grave morbosità materna'. La causa più frequente delle morti materne precoci (entro 42 giorni dalla nascita) è l'emorragia, responsabile del 43,5% del totale dei decessi, seguita dai disordini ipertensivi della gravidanza (19,1%) e dalla tromboembolia (8,7%). Tra le morti materne registrate nell'intervallo tra 43 giorni e 1 anno dal parto, un quarto è dovuto a suicidi.
"Il basso tasso di mortalità materna è anche frutto di un sistema di sorveglianza attiva, nel nostro Paese, che rappresenta un'eccellenza europea in questo campo - dice Walter Ricciardi, presidente dell'Iss - Basti pensare che, senza i dati prodotti dal nostro Itoss, con l'elaborazione dei soli certificati di morte dell'Istat rimarrebbe sommerso il 60% del fenomeno. Noi, invece, con una copertura di oltre il 70% del territorio nazionale, abbiamo ottenuto un risultato straordinario che ci consentirà di diminuire ulteriormente il tasso di mortalità evitabile per un evento che, se pur raro, resta sempre estremamente drammatico".
"La mortalità materna - afferma Serena Donati, responsabile dell'Itoss - è in Italia un fenomeno raro che, d'altra parte, non è possibile azzerare neppure nei Paesi socialmente avanzati dotati di un buon sistema sanitario proprio come quello italiano. Ciò che possiamo fare, e lo stiamo già facendo, è monitorare attentamente il fenomeno per individuare le principali cause di morte e morbosità materna, e aiutare così i professionisti sanitari a ridurre gli eventi evitabili". Dal 2015 la sorveglianza è attiva in 8 regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia) che coprono il 73% dei nati del Paese, per un totale di oltre 360 presidi ospedalieri coinvolti.
"L'Iss, attraverso il Sistema di sorveglianza ostetrica - aggiunge la ricercatrice - coordina un progetto multiregionale population based sulla grave morbosità materna da emorragia del post partum che coinvoge 230 presidi dotati di ostetricia e promuove, al tempo stesso, attività di aggiornamento e formazione dei professionisti sanitari tramite corsi di formazione a distanza e produzione di raccomandazioni per la pratica clinica.
E' prevista per il prossimo ottobre proprio la pubblicazione di una Linea guida italiana sulla prevenzione e sul trattamento dell'emorragia del post partum".
Il 21% dei decessi ha riguardato donne di cittadinanza non italiana; una donna su 2 era di età pari o superiore ai 35 anni, condizione che espone a un rischio di morte materna quasi triplo rispetto a quello delle donne più giovani, mentre il basso livello di istruzione lo raddoppia. Il taglio cesareo aumenta il rischio di mortalità e di grave morbosità materna di oltre 4 volte rispetto a quello delle donne che partoriscono spontaneamente, per quanto si debba tener presente che questo rischio è parzialmente sovrastimato poiché le indicazioni all'intervento chirurgico, se appropriate, sono esse stesse un fattore di rischio per esiti sfavorevoli materni e/o neonatali.
La maggioranza dei decessi (68%) avviene in occasione del parto e il 19% durante la gravidanza. Le morti in occasione del parto nell'86% dei casi seguono un taglio cesareo. In ordine di frequenza i dati della sorveglianza confermano l'emorragia ostetrica come prima causa di morte materna, seguita dalla sepsi, dai disordini ipertensivi della gravidanza e dall'influenza. Le criticità assistenziali più frequentemente segnalate dai clinici che hanno assistito le donne e dai revisori dei casi clinici sono: l'inappropriata indicazione al taglio cesareo, la mancanza di adeguata comunicazione tra i professionisti, l'incapacità di apprezzare la gravità del problema, il ritardo nella diagnosi e nel trattamento e la diagnosi e il trattamento non appropriati.
Il progetto sull'emorragia del post partum, iniziato nel 2014, che ha coinvolto tutti i punti nascita di 6 regioni che coprono il 49% dei nati del Paese, ha permesso di stimare per la prima volta l'incidenza del fenomeno: una donna ogni mille che partorisce spontaneamente e 3 donne ogni mille che subiscono un taglio cesareo vanno incontro a una grave complicazione emorragica del post partum. I principali fattori di rischio sono l'età superiore o uguale 35 anni, aver già avuto un taglio cesareo nelle precedenti gravidanze e partorire con taglio cesareo rispetto al parto vaginale. In forte crescita, a causa dell'aumento dei cesarei, le anomalie della placentazione che possono causare pericolose emorragie difficili da trattare. Su 590 gravi emorragie prese in esame, nel 44% dei casi è stato necessario asportare l'utero per arrestare l'emorragia.
Grazie ai risultati emersi dalla sorveglianza Itoss-Regioni, l'Iss ha avviato diverse azioni per migliorare l'assistenza e prevenire mortalità e malattia. Oltre a corsi di formazione a distanza gratuiti e accreditati Ecm sulla prevenzione e gestione della emorragia del post partum, coordinati dall'Iss, è stata realizzata una linea guida italiana su prevenzione e trattamento dell'evento.
Sono state formulate poi raccomandazioni di buona pratica clinica sulla azioni chiave per la diagnosi e il trattamento appropriato di condizioni come la sepsi, le indicazioni alle tecniche di riproduzione assistita e l'importanza del vaccino antinfluenzale in gravidanza. In tema di ricerca, nel 2016 sarà concluso lo studio sui casi di grave morbosità materna da emorragia ostetrica, che ha coinvolto tutti i presidi dotati di ostetricia di 6 regioni rafforzando la rete della sorveglianza ostetrica. Le nuove conoscenze sulla emorragia del post partum che lo studio mette a disposizione dei clinici e dei decisori saranno utili per migliorare la qualità dell'assistenza al percorso nascita.