Roma, 25 nov. (AdnKronos Salute) - Infermieri in prima linea contro la violenza sulle donne. Sono proprio loro "che si trovano costantemente e quotidianamente a confronto con le situazioni di disagio: la violenza nasce in famiglia, nei luoghi di lavoro, soprattutto dalla frustrazione di chi il lavoro l’aveva e non l’ha più, nelle strade. Le professioni sanitarie hanno il compito importante di prima accoglienza e di gestione del caso di violenza dal punto di vista clinico-assistenziale, ma sono impegnati anche sul fronte della prevenzione e della ricerca di soluzioni", spiega Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Ipasvi che in occasione del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne ricorda il messaggio lanciato dagli infermieri con uno slogan che li coinvolge tutti: "Ogni ora del giorno, ogni giorno dell’anno 431 mila NO alla violenza sulle donne".
Nel manifesto diffuso dai Collegi gli infermieri ribadiscono il loro 'no' alla violenza perpetrata sulle persone, di genere maschile o femminile che sia, di qualsiasi età, in tutti i luoghi e in tutti i giorni dell’anno. "Assistere una donna vittima di violenza - continua Mangiacavalli - vuol dire riconoscere prima di tutto l'autodeterminazione che le è stata negata, riconoscerle il bisogno di giustizia, riconoscerla nella sua specificità. In questo senso è indispensabile lo 'sguardo infermieristico', che resiste alla tentazione di semplificare tutto con la razionalità tecnica e affronta il disagio esistenziale di situazioni inquietanti che mettono in discussione tutti i parametri di umanità, di fiducia e intimità".
"Il sistema sanitario - sostiene Mangiacavalli - gioca un ruolo centrale nella prevenzione della violenza sulle donne attraverso un approccio di sanità pubblica, identificando precocemente gli abusi e garantendo alle vittime le cure e i trattamenti appropriati. Come sa chiunque lavori in un pronto soccorso, le donne spesso cercano assistenza senza rivelare le cause delle loro ferite o del loro malessere. Gli infermieri in questo senso si formano per assistere, anche con competenze specialistiche, finalizzate ad individuare quanto più rapidamente possibile i casi di maltrattamento, approfondire tematiche specifiche quali la conoscenza della rete territoriale dei servizi, del coordinamento e del contesto entro cui si colloca l’intervento, rafforzando una visione integrata e di rete".
Il loro ruolo "è essenziale per fornire supporto alla donna, al suo arrivo nella struttura, per assistere anche la famiglia (spesso ci sono figli che hanno vissuto l’ambiente familiare critico), fornire informazioni utili sui servizi di assistenza per le vittime. E ancora, evidenziare l’importanza di sottoporsi a esami per l’individuazione di possibili malattie veneree in caso di violenza sessuale; rispondere a eventuali domande della vittima, supportandola durante tutto il processo.
L’intervento psicologico ha più effetto se viene iniziato durante le prime ore che seguono l’aggressione. Contro la violenza sulle donne - conclude - gli infermieri ci sono e sono pronti".