Roma, 11 apr. (AdnKronos Salute) - Il Documento di economia e finanza (Def) 2016 approvato dal Consiglio dei ministri venerdì "rivela che i tagli alla sanità per i prossimi anni sono già stati decisi in una intesa Stato-Regioni dell'11 febbraio scorso: -3,5 mld nel 2017 e -5 mld dal 2018. Ma l’intesa è rimasta, finora, nascosta. Così la spesa sanitaria in percentuale sul Pil, ipotizzata dal Def, scende dal 6,8% attuale (già sotto la media dei Paesi Ocse) al 6,7% del 2017, al 6,6% del 2018 fino al 6,5% del 2019". E' quanto denuncia il report realizzato da Stefano Cecconi, responsabile Politiche della salute, non autosufficienza, terzo settore, dipendenze della Cgil e pubblicato sul sito www.sossanita.it.
"L'intesa Stato-Regioni ha dunque anticipato il Def - prosegue Cecconi - scaricando sulla sanità i tagli previsti dall’ultima legge di stabilità (il contributo di Regioni e Pa alla manovra): 3,5 miliardi nel 2017 e 5 miliardi a decorrere dal 2018. Di conseguenza è stato fissato il livello del finanziamento sanitario (Fsn) a 113 mld nel 2017 e a 114,9 mld nel 2018, così il fondo rimane ben al di sotto della crescita del Pil nominale e non copre nemmeno l’aumento dei prezzi".
"Il risultato, precisa il Def, è possibile associando le riduzioni di spesa per beni e servizi a quella per il personale - osserva Cecconi - dunque si continuano a colpire servizi, prestazioni e condizioni di lavoro. Ma è il crollo dell’incidenza della spesa sanitaria sul Pil che desta l’allarme maggiore: nel 2019 crolla al 6,5% cioè al di sotto del livello di rischio per la salute indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il colpo assestato al Ssn, e quindi al diritto alla tutela della salute e alle cure, rischia di essere mortale".