Roma, 30 apr. (AdnKronos Salute) - "In questi casi il pericolo maggiore è quello determinato dalla mancanza di acqua e cibo: ci si deve approvvigionare da fonti non sicure, e il rischio di epidemie diventa molto alto". Lo afferma all'Adnkronos Salute Michele Conversano, past president della Società italiana di igiene (Siti), che dopo il terremoto in Nepal individua nei patogeni orofecali il peggior pericolo per i sopravvissuti. "Si pensa al rischio rappresentato dai morti, dalle pile di cadaveri. Ma questi sono fonte di epidemia solo quando il decesso è dovuto a malattie infettive. Non è così quando le persone muoiono per schiacciamento".
"Piuttosto, la mancanza di cibo, di acqua sicura e di servizi igienici porta allo sviluppo di epidemie: salmonella, tifo e anche colera, se circola questo patogeno. Sono tutte infezioni legate al consumo di acqua non sicura e di cibo non lavato - dice Conversano - una situazione che apre la strada alle epidemie che si sviluppano in occasione di simili disastri. Certo, in Nepal il freddo da questo punto di vista gioca a sfavore di alcuni patogeni, ma chi è costretto a passare la notte all'addiaccio ha altri problemi".
C'è poi un pericolo sanitario a medio termine. "In queste catastrofi - evidenzia l'esperto - salta tutto il sistema delle vaccinazioni, dunque possono tornare malattie che venivano controllate dalle immunizzazioni. E' stato il caso della polio e della difterite. Ecco perché è bene tener conto anche di questo pericolo a medio-lungo termine, se non si interviene per garantire la prosecuzione delle campagne vaccinali".