Copenhagen, 27 apr. (Dall'inviato dell'AdnKronos Salute Francesco Maggi) - Un 'Grande fratello' in corsia per verificare che medici e operatori sanitari seguano tutte le indicazioni nella pulizia delle mani durante le visite e le normali attività quotidiane. Evidenze scientifiche hanno infatti stabilito che il tasso di adesione delle professioni sanitarie a questa pratica raramente supera il 50%. Eppure uno degli elementi centrali per proteggere il paziente dalla trasmissione crociata di microrganismi alla base delle infezioni ospedalieri è proprio questo: lavarsi accuratamente le mani.
"E' dimostrato che il sistema di controllo con la telecamera può aiutare a incrementare l'igiene delle mani e quindi a ridurre le complicanze legate alla diffusione di batteri e di patologie collegate. Spesso resistenti alle cure". Lo ha verificato una revisione di 3.463 articoli pubblicati dal 2000 al 2013 sull'argomento, firmata da Eli Perencevich dell'università americana dell'Iowa e presentata a Copenhagen al congresso europeo Eccmid organizzato dalla Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid). "Le telecamere che riprendono e osservano gli operatori all'interno degli ospedali, controllando che si lavino le mani - spiega il ricercatore - sono più efficaci nell'aumentare questo tipo comportamento, da cui dipende la diffusione di molte infezioni negli ospedali, rispetto ai soli dispenser con il sapone".
"Ci sono però alcuni aspetti da considerare rispetto a questo tipo di sistemi di videocontrollo, ad esempio la privacy", osserva l'esperto. Ma "quello che è emerso dalla revisione è che le telecamere sono più utili dei soli sistemi automatici come i dosatori di sapone, che non sembrano così efficaci se la struttura ospedaliera vuole limitare la diffusione delle infezioni".
Secondo Benedetta Allegranzi, tra i responsabili del programma 'Clean care is safer care' dell'Organizzazione mondiale della sanità, "ci sono almeno una trentina di studi che dimostrano l'efficacia degli interventi sull'igiene delle mani di medici e operatori sanitari per limitare la diffusione di molte infezioni ospedaliere - spiega all'Adnkronos Salute - anche se queste ricerche hanno dei limiti. Parliamo di infezioni che riguardano i dispositivi invasivi come il catetere urinario (le più frequenti), ma anche della trasmissione, sempre attraverso le mani dell'operatore, di infezioni della ferita chirurgica".
Il prossimo 5 maggio l'Oms rinnova l'impegno (anche sui social network come Twitter con l'hashtag #safehands), lanciando la campagna 'Save lives: clean your hands' che dal 2009 promuove l'igiene delle mani a tutti i livelli. "Le infezioni ospedaliere - ricorda l'esperta - sono una delle complicanze più frequenti dell'assistenza sanitaria. Sono associate all'utilizzo di dispositivi invasivi come cateteri urinario e vascolari, o alla chirurgia.
Le mani dell'operatore sanitario sono il veicolo più frequente per la trasmissione dei patogeni ospedalieri, spesso resistenti agli antibiotici. Interventi che comportano una sola azione, come ad esempio mettere la soluzione alcolica nel dispenser - sottolinea Allegranzi - non sono validi, ma vanno accompagnati con altre azioni come l'educazione del personale sanitario, il feedback dei dati, e una maggiore consapevolezza del team che opera".
"Le telecamere, come ha evidenziato lo studio - conclude - sono utili solo se c'è una persona che sorveglia e controlla ciò che accade. E' un metodo utile se chi guarda il video può osservare a 360 gradi tutti i movimenti dell'operatore, quindi anche quando è indicata e necessaria l'igiene delle mani".