Roma, 28 dic. (AdnKronos Salute) - "Al centro della sanità non c'è il medico, ma c'è una persona malata che necessita di una diagnosi e una terapia da parte del medico. Non accettiamo le ambiguità di un testo, e giochi di parole, nel campo della sicurezza delle cure". La Federazione degli Ordini dei medici e degli odontoiatri torna sul 'comma 566', in cui dibattito si è riacceso in questo scorcio d'anno.
"Troppo spesso - spiega la Fnomceo - provvedimenti legislativi e normativi, in un esasperato tentativo di mediazione, non fanno chiarezza, ma anzi creano incertezze in ordine alla formulazione dei requisiti richiesti per l'esercizio delle attività professionali nel settore sanitario, aumentando la confusione ed inducendo conflittualità. E l'improvvido incipit del comma 566 dell'art. 1 della legge 190/14 è, a pieno titolo, tra questi. Siamo dunque costretti, ancora una volta, a sottolineare, a garanzia del paziente, che spettano al medico e solo al medico la diagnosi e la prescrizione a fini preventivi, terapeutici e riabilitativi, il coordinamento dei percorsi clinico- assistenziali e degli assetti organizzativi".
Secondo la Federazione "solo i percorsi formativi seguiti dai medici, infatti, a differenza dei profili attinenti alle altre professioni sanitarie, possono garantire le professionalità ed esperienze necessarie per tutelare il paziente in riferimento agli aspetti diagnostici e terapeutici. Rispettiamo le autonomie e le competenze delle altre professioni sanitarie, prime fra tutte quella infermieristica, ma, a tutela del paziente e nell'interesse degli stessi operatori sanitari, devono essere chiaramente individuati i ruoli, i compiti e le responsabilità di ogni attore nei percorsi di cura alla persona", si legge nella nota della Fnomceo.
"Siamo ben consapevoli - continua la Fnomceo - che senza i medici non esiste salute e non esiste sanità: non facciamo, di questo, un motivo e un'occasione di ricatto, ma vorremmo che anche altri acquisissero tale consapevolezza e si comportassero di conseguenza. Al centro della sanità, infatti, non c'è il medico ma c'è una persona malata che necessita di essere presa in carico per una diagnosi e una terapia, che competono al medico e solo al medico".
La nota della Federazione degli Ordini risponde anche alla senatrice Annalisa Silvestro, ex numero uno dell'Ipasvi che, in un'interrogazione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sul comma 566 aveva parlato di professione medica in crisi. "E' la prima volta che un senatore della Repubblica italiana si abbandona all'uso di parole sprezzanti nei confronti di una professione che ha, per la sua storia e per il suo ruolo, una grande connotazione etica, civile e sociale".
"La professione medica - conclude la nota - non è alla 'deriva': è alla ricerca di nuove, moderne e qualificate forme del suo esercizio, che tengano conto delle innovazioni scientifiche, cliniche e assistenziali e dei moderni modelli organizzativi. Essere medici non è e non può essere una colpa da espiare, ma un servizio da rendere ai cittadini, alla società e al nostro Paese. Noi siamo pronti e non veniamo certo meno al nostro impegno, chiedendo però attenzione e rispetto. I medici sono sempre disponibili al confronto con le altre professioni sanitarie. Questa concertazione è il solo presupposto possibile per una vera riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale e per una chiara e condivisa definizione di ruoli, competenze e responsabilità".