Roma, 4 dic. (AdnKronos Salute) - Sono 3.167.000 (il 5,5% della popolazione) i non autosufficienti in Italia. Tra questi le persone costrette a letto, su una sedia o nella propria abitazione per impedimenti fisici o psichici sono 1.436.000. Lo rileva il 49.mo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2015, secondo cui esiste un modello tipicamente italiano di long term care, "fatto di centralità della famiglia, con funzione di caregiving e presa in carico della spesa per le esigenze dei non autosufficienti, e di un mercato privato di assistenza in cui l’offerta è garantita per la gran parte da lavoratrici straniere". Oggi però questo modello scricchiola, mostrando crepe che "rendono urgente la messa in campo di soluzioni alternative".
Infatti, il 50,2% delle famiglie con una persona non autosufficiente (contro il 38,7% del totale delle famiglie) ha a disposizione risorse familiare scarse o insufficienti. Per fronteggiare il costo privato dell’assistenza ai non autosufficienti 910.000 famiglie italiane si sono dovute 'tassare', e 561.000 famiglie hanno utilizzato tutti i propri risparmi, dovuto vendere la casa o indebitarsi.
"La prima soluzione è relativa al salto di qualità della residenzialità indispensabile per renderla più competitiva rispetto alla soluzione domiciliare - si legge nel rapporto - Si stimano in 4,7 milioni gli anziani che sarebbero disponibili ad accettare una soluzione residenziale, a patto che la qualità sia migliore".
In secondo luogo, "occorre un mutamento dell’approccio dei cittadini alla non autosufficienza, che oggi viene affrontata solo quando è conclamata: specificatamente, è il 30,6% dei cittadini a non pensarci e il 22,7% vedrà il da farsi solo quando accadrà. Il resto della popolazione conta sui risparmi accumulati (26,1%), sul welfare (17,3%) e sull’aiuto dei familiari (17%)".