Milano, 9 set. (AdnKronos Salute) - "I Governi di tutto il mondo hanno il dovere di garantire a migranti e rifugiati completo accesso all'assistenza sanitaria": un diritto per il quale i medici sono chiamati a fare pressione sulle autorità politiche dei rispettivi Paesi, e che non va negato per alcuna ragione né tantomeno "nel tentativo di risparmiare risorse economiche". A lanciare l'appello è la World Medical Association (Wma), confederazione internazionale indipendente fondata nel 1947, che rappresenta oggi oltre 10 milioni di camici bianchi appartenenti a più di 100 associazioni nazionali di categoria.
"Secondo dati raccolti dall'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea - denuncia Xavier Deau, presidente della Wma - i migranti che arrivano in Ue si sono visti spesso negare screening e trattamenti preventivi. Ma le stesse ricerche mostrano che gli Stati membri dell'Unione potrebbero spendere molto meno garantendo assistenza ai migranti prima che necessitano di trattamenti di emergenza".
La Dichiarazione di Ginevra dalla Wma, il documento che dal 1948 è stato assunto dall'associazione come codice etico guida, "afferma con assoluta chiarezza - ricorda Deau - che il dovere di ogni medico è curare tutti i pazienti al di là di qualsiasi considerazione relativa a origini etniche, genere, nazionalità o credo politico. La salute è un diritto umano - ammonisce il numero uno della Wma - ed è essenziale che tutti i migranti e i rifugiati vengano accolti con dignità e rispetto".
"Rinnovo l'appello della Wma a tutte le parti in campo nel conflitto siriano - aggiunte in particolare Deau - a garantire la sicurezza del personale sanitario e dei loro pazienti, nonché le strutture sanitarie e il trasporto medico".
Infine, "la World Medical Association invita nuovamente tutti i propri membri ad agire presso i propri Governi per favorire la cooperazione internazionale nell'ambito delle Nazioni Unite, dell'Unione europea o di altri organismi internazionali, con l'obiettivo di garantire in sicurezza ogni cura sanitaria al popolo siriano, ad altri rifugiati e ai migranti".