Salute

Salute: vista, 34% genitori si affida a rimedi nonna per problemi dei figli

Ma il 63% si rivolge al pediatra

Roma, 3 dic. (AdnKronos Salute) - Mamme e i papà italiani sempre più desiderosi di informazioni sulla salute degli occhi dei loro piccoli. Nella cura della vista dei figli, infatti, oltre il 63% si rivolge al pediatra. Ma in troppi si affidano ancora ai 'rimedi della nonna'. Il 34% dei genitori, in presenza di secrezioni all'occhio, usa ancora acqua e camomilla o acido borico; se un occhio è storto il 20% aspetta che torni dritto spontaneamente; oltre il 10% pensa che il cosiddetto 'occhio pigro' si curi con il collirio, contro il 56% che sa che è un difetto della vista e il 33% che lo reputa un problema di miopia. I dati emergono da una indagine condotta da Datanalysis per Paidoss (Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e dell’adolescenza), presentata all'United Scientific Group International Congress on Advances in Pediatrics a New York.

Coinvolti nell'indagine 1.000 genitori, equamente distribuiti sul territorio, mediamente di cultura superiore, di oltre 1.100 bambini e adolescenti tra 0 e 14 anni, intervistati lo scorso settembre. Ebbene, esaminando i risultati scopriamo che il 14% ritiene che con la miopia si veda bene da vicino e lontano, ma male alla sera, e il 20% bene da lontano e male da vicino. Il 25% porterebbe il bambino alla visita oculistica quando ha imparato a leggere, mentre solo l'11% sa che questa va effettuata entro i 3 anni; il 62% ritiene che gli occhiali siano prescrivibili dall'oculista dall'inizio della prima elementare. Inoltre c'è ancora confusione circa alcuni disturbi che si possono accompagnare a un problema di vista, come mal di testa o occhi arrossati.

"In linea generale - spiega Giuseppe Mele, presidente di Paidòss - i genitori vogliono sapere soprattutto cosa osservare prima che un piccolo difetto possa diventare qualche cosa di più importante. Ecco quindi i principali campanelli di allarme, facilmente riconoscibili: la testa del bimbo sempre reclinata da un lato mentre studia, oppure che si avvicina molto al piano di lettura, è segno di un comportamento di adattamento a una visione non perfetta".

E ancora, occhio alle "palpebre che si strizzano" o agli "occhi arrossati da un continuo sfregamento; il fastidio alla luce, ma anche un riflesso bianco attorno all'occhio rilevabile da una foto scattata in vacanza, sono manifestazioni degne di attenzione e meritevoli di una visita pediatrica o specialistica. Per questo - prosegue Mele - noi chiediamo sempre di mantenere una forte interazione tra genitori e figli: guardare lontano e indagare su problemi della quotidianità che possono insorgere a scuola, a casa o nel tempo libero, salva i bimbi da implicazioni e rischi alla vista evitabili".

Ecco alcuni comportamenti assunti dal bambino o manifestazioni visive che i pediatri di Paidòss e della Simpe (Società italiana di medici pediatri) raccomandano ai genitori di osservare perché possono denunciare un problema alla vista:

1) Occhi troppo grandi o troppo piccoli, una palpebra abbassata rispetto all'altra, l'iride irregolare nella forma o nel colore, scosse irregolari (nistagmo), un fastidio alla luce, occhi arrossati o che vengono strofinati spesso, sono meritevoli di attenzione;

2) Se gli occhi del bambino non sembrano allineati, in asse o se un occhio è storto (strabismo), è bene rivolgersi al pediatra o all'oculista;

3) Palpebre che si strizzano per vedere meglio da lontano (ad esempio quando guarda la televisione), o palpebre e ciglia frequentemente ricoperte di secrezione, sono altri aspetti da non trascurare e dei quali parlare con il pediatra;

4) Maggior attenzione va prestata a bimbi con familiarità per patologie oculari importati, come ad esempio genitori che hanno sofferto di strabismo o sono affetti da maculopatie;

"Di norma - conclude Mele - si tratta di problematiche che emergono nel corso dell'esame della vista effettuato dal pediatra. Tuttavia, nel caso questa indagine non fosse fatta, è bene sottoporre a una vista oculistica i piccoli entro i 3 anni o, comunque, prima che inizino a frequentare le scuole primarie". Al genitore spetta anche indagare su altre questioni: ovvero se il bambino porta sempre gli occhiali secondo i tempi e i modi indicati dal medico; se a scuola vede meno da un occhio rispetto all'altro; se fa attenzione ad avere le mani pulite quando si pulisce gli occhi. Se invece il bambino è molto piccolo, è bene evitare di dare giochi o oggetti piccoli e appuntiti, che potrebbero essere pericolosi, ma anche liquidi e sostanze irritanti o dannose per gli occhi. Infine, se si hanno animali in casa, è bene assicurarsi che il bambino non si metta le dita negli occhi dopo averli toccati.

3 dicembre 2015 ADNKronos
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