Milano, 13 gen. (AdnKronos Salute) - Parola d'ordine: "riprogrammati" per vincere. Ci pensa il mental coach. Sportivi, manager, sono sempre di più quelli che chiedono aiuto all'allenatore della mente, "chi per ritrovare la motivazione perduta, chi per far decollare una carriera ai nastri di partenza, chi per superare le difficoltà che la vita a volte pone davanti", spiega all'AdnKronos Salute Sandro Corapi, noto nel mondo del calcio soprattutto per essere stato nel biennio 2013-2014 il mental coach ufficiale della Lazio.
"I talenti sono già dentro di noi - dice - A impedire che emergano sono le convinzioni che una persona ha, figlie di condizionamenti ambientali e genetici, penso per esempio al carattere. L'ambiente può aiutare a riprogrammare un 'software' installato nei primi anni di vita, rafforzato nel tempo attraverso le esperienze. E così un ambiente che genera nuove esperienze favorisce nuove abitudini e modifica il carattere". Il sottile confine che separa una sconfitta da un successo, assicura l'esperto, è "l'atteggiamento mentale. Il compito del mental coach è far prendere coscienza di questi argomenti". Una mano invisibile.
Corapi era al fianco di giocatori come Miro Klose (era entrato da poco in area tecnica della Lazio quando il campione tedesco firmò una storica cinquina contro il Bologna nel campionato di serie A del 2013), ed era con la squadra nella 'virata' verso la vittoria in Coppa Italia, dopo la storica finale Lazio-Roma del 2013. Oggi segue stelle in ascesa come Luca Mazzitelli del Brescia e Leonardo Sernicola della Ternana, nomi come Anderson Hernanes (Juve) e Antonio Candreva (Lazio), e ancora Alessandro Tuia e Andrea Bovo della Salernitana e tanti altri.
Motivazione e capacità di gestire lo stress, potenziamento del talento e delle risorse psico-fisiche. Ecco a cosa punta chi si affida agli allenatori della mente. Un fenomeno in ascesa, seppur non pienamente consolidato in Italia dove sono poche anche le statistiche sul giro d'affari generato dalle sessioni di mental coaching: le stime che circolano arrivano fino 25-30 milioni di euro, ed è stato calcolato un aumento del business pari al 50% l'anno dal 2007 al 2012.
Lo sport, in generale, "è un ingrediente fondamentale del percorso che porta al benessere". Corapi è cintura nera di kung fu, maratoneta. "Lo sport è una filosofia di vita - sottolinea - E io preferisco mostrare agli altri il percorso da portare avanti, con l'esempio. Un mental coach deve essere in equilibrio mentale e fisico. Una condizione senza cui anche un imprenditore non riesce a gestire le proprie emozioni, ancora prima di quelle delle risorse umane, rischiando di far danno".
Un risultato, prosegue l'esperto, "può essere raggiunto con lucidità mentale, visione chiara, entusiasmo, determinazione, resilienza, cioè la capacità di superare ostacoli facendo in modo che diventino opportunità di crescita".
Ma cosa fa la differenza? "Il campione è aperto mentalmente alle novità, vuole crescere e migliorare sempre di più", chiarisce Corapi. "Una figura come la mia facilita la strada, migliorando alcune dinamiche mentali che fanno stare bene anche a livello personale, nella vita di tutti i giorni, nel rapporto con gli altri".
Si comincia con "un'analisi della situazione. L'ascolto è la prerogativa. Il mental coach non dice cosa fare, ma aiuta le persone a esprimere al meglio il loro potenziale", spiega l'esperto che è anche impegnato nella "creazione di una Coaching Academy e di un maxi evento sul tema 'vincere nella vita'". Altro filone è il lancio "di una nuova figura: il personal mental trainer". Una sorta di 'evoluzione' del personal trainer. "Su questo fronte sto seguendo una grossa realtà a Roma, il gruppo Heaven".
Corapi collabora con professionisti "come l'osteopata Riccardo Bianchini e l'odontoiatra Mario Santoro, che hanno aiutato campioni a uscire da situazioni fisiche ormai incancrenite, non risolte da interventi chirurgici. E' il principio del 'mind body coaching'. Un esempio è Federico Balzaretti che per problemi fisici aveva annunciato l'addio al calcio. Gli esperti hanno lavorato su di lui, con una serie di tecniche e metodi non invasivi, a livello posturale, e il calciatore ha terminato la sua carriera giocando. Aprirsi al nuovo ha aiutato".