Roma, 22 apr. (AdnKronos Salute) - Più longeve, ma anche più vulnerabili degli uomini a una serie di patologie. Dal virus Zika, insidioso per le donne incinte, alle infezioni, fino alla tossicità dei farmaci. Se n'è parlato in occasione della Giornata nazionale per la salute della donna, al congresso di Milano 'Donna & Infezioni. Le differenze di genere nelle malattie infettive', presso l'Auditorium G. Testori del Palazzo della Lombardia.
"Le infezioni rappresentano uno dei principali capitoli della patologia umana e hanno accompagnato la nostra specie lungo il suo intero arco evolutivo. Fattori genetici, sociali e ambientali hanno tuttavia condizionato una diversità di genere nella loro distribuzione, nel decorso e in alcuni casi nelle opportunità di trattamento. Le problematiche di genere interessano trasversalmente le discipline sanitarie, spesso quale prodotto di carenze conoscitive sugli aspetti peculiari della condizione e della biologia femminile", spiegano gli esperti in una nota. La ben nota relazione tra la malnutrizione e infezioni ha indotto a inserire tra i temi del convegno le infezioni delle bambine nei contesti di povertà. L'analisi è proseguita con le maggiori malattie infettive quali l'infezione da Hiv, le epatiti virali e la tubercolosi, con un focus sulle problematiche farmacoeconomiche associate alle infezioni.
Uno spazio di rilievo è stato dedicato alle altre infezioni sessualmente trasmissibili e alle infezioni in gravidanza, alla trasmissione per via sessuale legata alla prostituzione e ai percorsi di accesso alle cure. "Una differenza di genere importante, che purtroppo riguarda anche le malattie infettive - afferma Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all'Università degli Studi di Milano e vicepresidente Simit, Società italiana malattie infettive e tropicali - si verifica soprattutto nei Paesi in cui la cultura locale tende a privilegiare il figlio maschio. Se c'è da scegliere quale tra i due nutrire o generare, si sceglie il primo: se c'è da scegliere chi mandare a scuola, si sceglie il maschio".
"Si tratta di una tendenza radicata - evidenza Galli - che non vuole recedere. Questo implica anche una serie di conseguenze sulla salute, sulla possibilità di accedere alle cure, sulla capacità di difendersi dalle malattie, specie quelle trasmesse per via sessuale". Per esempio, "in assenza di trattamento la malattia da Hiv tende ad avere un decorso meno favorevole nella femmina rispetto al maschio - prosegue lo specialista - E' inoltre molto più frequente che una donna venga infettata dal proprio partner come conseguenza nell'ambito di una attività sessuale promiscua non sua".
Un altro tema di grande attualità, al di là del recente allarme suscitato dal virus Zika - segnalano gli esperti - è il complesso Torch, acronimo di un gruppo di agenti patogeni che include Toxoplasma gondii, virus della rosolia, Citomegalovirus ed Herpes Simplex, molto pericolosi per il feto.
"Molti degli studi registrativi di farmaci antinfettivi - conclude il vice presidente della Simit - vedono sottorappresentata la componente femminile. E' il caso, in particolare, degli studi sui farmaci antiretrovirali. Questo significa che alle donne vengono somministrati i farmaci alla dose calcolata su un campione quasi esclusivamente maschile. Non stupisce che gli effetti tossici delle terapie antiretrovirali siano più frequentemente riscontrati nel sesso femminile".