Milano, 15 feb. (AdnKronos Salute) - Mangiare pesce fa bene, ma fino a un certo punto. Un consumo eccessivo in gravidanza, infatti, potrebbe compromettere il peso-forma del bebè. Secondo uno studio greco pubblicato su 'Jama Pediatrics', portarne in tavola più di 3 porzioni a settimana in gravidanza potrebbe associarsi a un maggior rischio di obesità infantile. Il pesce è infatti una fonte di inquinanti organici persistenti, che possono alterare il sistema endocrino e contribuire allo sviluppo dell'obesità.
Nel 2014, la Food and Drugs Administration e l'Environmental Protection Agency hanno consigliato alle donne incinte, in allattamento e in generale alle aspiranti mamme di non consumare più di 3 porzioni la settimana dell'alimento, per limitare l'esposizione del feto al metilmercurio.
Leda Chatzi e i colleghi dell'università di Creta hanno analizzato i dati provenienti da studi europei e Usa su oltre 26 mila donne in gravidanza, seguendo i loro figli fino all'età di 6 anni. Obiettivo: studiare l'associazione tra consumo di pesce nelle donne incinte e peso dei bambini. La mediana del consumo di pesce durante la gravidanza varia in base alle diverse aree e va dalle 0,5 volte a settimana del Belgio alle 4,45 della Spagna. Per alto consumo si intendono più di 3 porzioni a settimana, una volta o meno è considerato invece basso consumo.
L'alto consumo in gravidanza è stato associato a un aumentato rischio di rapida crescita dalla nascita ai 2 anni e a un aumentato rischio di sovrappeso o obesità per bimbi di 4 e 6 anni. Tra i bambini, 8.215 (il 31% del campione) sono cresciuti velocemente dalla nascita fino ai 2 anni, mentre il 19,4% era sovrappeso o obeso a 4 anni (4.987) e il 15,2% a 6 (3.476). Le donne che hanno mangiato pesce per più di 3 volte la settimana durante la gravidanza hanno partorito bebè con un indice di massa corporea più alto a 2, 4 e 6 anni rispetto ai figli di madri che avevano mangiato meno pesce. Sono stati registrati effetti maggiori sulle bambine rispetto ai maschi.
"La contaminazione da inquinanti ambientali presente nel pesce potrebbe fornire una spiegazione per l'associazione osservata tra alta assunzione di pesce durante la gravidanza e l'aumento dell'adiposità nell'infanzia", scrivono gli autori.
Tuttavia, gli scienziati fanno anche notare che non hanno avuto dati a sufficienza per distinguere tra le specie, i metodi di cottura e la provenienza dell'alimento (di mare o di fiume). "Inoltre, in assenza di informazioni sugli inquinanti organici persistenti in tutte le coorti partecipanti, l'ipotesi che il consumo di pesce possa avere un ruolo nelle associazioni osservate rimane speculativa," concludono gli autori.