Milano, 21 nov. (AdnKronos Salute) - Come la guerra e anche più dell'alcolismo. L'epidemia di obesità che affligge il mondo - dove circa 2,1 miliardi di persone, cioè il 30% della popolazione, sono sovrappeso o extralarge - costa il 2,8% del Pil annuo globale. E' il calcolo del McKinsey Global Institute che stima un impatto pari a 2 mila miliardi di dollari. Il peso economico dell'obesità, sottolineano gli autori del report, è quasi equivalente a quello del tabagismo e dell'insieme di guerre, terrorismo e violenza armata (che valgono rispettivamente 2,1 trilioni di dollari) e incide più dei cambiamenti climatici e dell'alcolismo (quest'ultimo pesa 1,4 trilioni di dollari).
I costi finanziari legati all'epidemia di oversize, spiegano i ricercatori, sono in crescita, per l'assistenza sanitaria e più in generale per l'economia. Provocando malattia, l'obesità 'brucia' giorni di lavoro e risultati, produttività. La prevalenza crescente di taglie XXL infatti, ricordano i ricercatori, porta anche a un aumento di patologie cardiache e polmonari, diabete e tumori correlati allo stile di vita.
Il McKinsey Global Institute ha valutato l'impatto di 74 interventi anti-obesità possibili (e trovato dati sufficienti su 44 di questi), sottolineando la necessità di politiche ambiziose e di una risposta sistematica e non frammentata all'emergenza. Fra le iniziative prese in considerazione il controllo delle porzioni per alcuni cibi confezionati e la riformulazione dei cibi processati a livello industriale e dei 'fast food', misure valutate come più efficaci in termini di anni di vita in salute e produttività 'guadagnati', rispetto alle tasse sui prodotti ad alto contenuto di grassi e zuccheri o alle campagne di salute pubblica (agli ultimi posti). Nella lista degli interventi analizzati c'erano anche i programmi di controllo del peso e di fitness sul posto di lavoro.