Milano, 16 feb. (AdnKronos Salute) - - La forza della mente per riconciliarsi con Morfeo. Agli anziani in rotta con il dio del sonno conviene ricorrere alla pluricelebrata meditazione 'mindfulness' che si rivela l'alleata migliore, battendo in termini di risultati anche programmi educativi mirati a correggere le cattive abitudini in camera da letto. E' quanto emerge da uno studio pubblicato online su 'Jama Internal Medicine'. Una nuova ricerca che accende i riflettori sulla pratica meditativa già protagonista di diverse ricerche, fra cui una internazionale in cui è stato fotografato l'effetto positivo sull'espressione dei geni dell'infiammazione.
Secondo il mini-trial condotto da un team statunitense dell'University of Southern California di Los Angeles, la mindfulness (letteralmente 'consapevolezza') è in grado di aiutare a migliorare la qualità del sonno in soggetti con un'età media di 66 anni, alle prese con disturbi di entità moderata. Lo studio ha messo a confronto la meditazione con un programma più strutturato finalizzato a modificare le cattive abitudini legate al sonno e a instaurare una routine più sana. L'analisi, spiegano David S. Black e gli altri coautori dello studio, ha coinvolto 49 persone: 24 hanno seguito pratiche di meditazione standardizzate, 25 hanno partecipato a interventi educativi di igiene del sonno.
Le differenze fra i due gruppi sono state misurate usando l'indice 'Pittsburgh Sleep Quality Index', un questionario ampiamente utilizzato sui disturbi del sonno. Risultato: i 'meditatori' hanno mostrato un miglioramento maggiore rispetto all'altro gruppo, sia nei punteggi calcolati con questo indice, sia su parametri secondari spia di insonnia, sintomi di depressione, interferenze della stanchezza e entità della fatica. Gli scienziati non hanno invece osservato differenze fra i due gruppi per quanto riguarda ansia, stress o segnalazione infiammatoria, parametri diminuiti in entrambi i casi nel tempo.
La meditazione mindfulness, concludono i ricercatori, "sembra possa avere un ruolo nell'affrontare il carico prevalente dei problemi di sonno in tarda età". L'auspicio è che i risultati dello studio vengano replicati in futuro: intanto, "un training di questo tipo" per la mente "appare avere almeno qualche utilità clinica per la risoluzione di disturbi di sonno moderati e delle problematiche diurne sonno-correlate nei soggetti più anziani".