Roma, 11 nov. (AdnKronos Salute) - Un elettrocardiogramma (Ecg) anomalo nel 16% dei casi, con maggiore prevalenza nelle prime visite: dalla presenza di piccole alterazioni fino al rischio di morte cardiaca improvvisa. E' quanto emerge dallo screening di 23mila sportivi italiani che si sono sottoposti alla visita di idoneità sportiva.
Secondo i dati raccolti in un progetto della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi), il 40% degli atleti che si sottopone per la prima volta a visita di idoneità in un centro di medicina dello sport, "lo fa addirittura 4 anni dopo che inizia ad allenarsi, mettendosi quindi in una potenziale situazione di rischio", sottolineano i medici sportivi. Inoltre, "una percentuale importante dei giovanissimi è risultata miope, con il varicocele, potenzialmente allergica e con problemi alla colonna vertebrale".
"La valutazione e certificazione di idoneità sportiva rappresenta il primo e unico screening della nostra popolazione, dal momento che è venuta meno la visita scolastica e quella di leva - afferma Maurizio Casasco, presidente della Fmsi - Grazie al Progetto Fmsi sono stati raccolti dati epidemiologici di grande valore per i medici specialisti in medicina dello sport e per orientare le politiche sanitarie italiane". Entrando nel dettaglio dello studio emerge che il 13% degli Ecg a rischio presenta anomalie da tenere monitorate, ma non causali di inidoneità mentre per il 10% sono gravi.
Grazie a questo test - sottolineano i medici sportivi - sono stati rilevati svariati casi di insufficienza coronarica, e quindi a grande rischio, in adulti praticanti sport impegnativi, ma allo stesso tempo, in chiave positiva, una documentata ed estesa riduzione della pressione arteriosa, a tutte le età, anche le più avanzate, con significativi vantaggi sull’apparato cardiocircolatorio, in coloro che praticano da anni attività sportiva.
Altri dati evidenziati dal report della Fmsi sulle visite per l'idoneità sportiva prendono in esame i problemi di vista degli sportivi in erba: "Abbiamo riscontra un'inattesa elevata percentuale di giovanissimi, alla prima visita sportiva, con visus naturale ridotto e non diagnosticato - avvertono gli esperti - e un'altrettanto grande prevalenza di atleti con visus comunque ridotto, e ad ogni età, nonostante l’uso di lenti (10%). Alla prima visita il 12% degli atleti presenta un visus inferiore a 8/10".
"Inoltre - osservano gli esperti - il 3% degli atleti minorenni presenta varicocele grave mai diagnosticato e neppure riscontrato dal pediatra o medico di base, a testimonianza che, venuta meno la visita scolastica e quella di leva, queste patologie vengono evidenziate dallo screening medico-sportivo, primo e unico screening nel nostro sistema sanitario nazionale.
Si confermano inoltre, prosegue il report, patologie della colonna vertebrale come paramorfismi in ogni età fino alla scoliosi nei più giovani (10%), e una riduzione, anche se parziale, della capacità respiratoria a causa di allergie ad ogni età (16%).
"Allo stesso tempo - conclude Casasco - l’indagine dimostra come il 72% degli atleti presti grande attenzione alla nutrizione e questo è un dato che conferma come attività fisica e corretta alimentazione debbano essere un sistema integrato nella medicina dello sport. Un approccio completo, come quello offerto dagli specialisti di medicina dello sport e di diverse branche dell’Istituto di medicina dello sport di Milano, rappresenta una valida opportunità per essere competitivi sul campo e per vivere a lungo in salute e con una migliore qualità di vita".