L'attività fisica e la supplementazione di nutrienti hanno effetti sulla funzione cognitiva? Se lo domandano due studi pubblicati su Jama. Nel primo lavoro della Wake Forest School of Medicine, è stato valutato se un programma di attività fisica di 24 mesi si possa tradurre in una mente più "brillante", in un minor rischio di disturbi cognitivi lievi o demenza, o entrambi, a confronto con un programma di sola educazione sanitaria.
I ricercatori hanno scoperto che un'attività fisica di moderata intensità non porta a un miglioramento della funzionalità cognitiva globale o specifica rispetto alle semplici lezioni di educazione alla salute: non è stata notata alcuna differenza significativa tra i gruppi nell'incidenza di disturbi o demenza (13,2% vs 12,1%), anche se questo risultato ha un limitato potere statistico.
«La funzione cognitiva è rimasta stabile nei 2 anni per tutti i partecipanti. Ma non possiamo escludere che entrambi gli interventi siano riusciti a mantenere tale funzione», ipotizzano comunque gli autori.
Gli integratori non funzionano. In un altro studio, Emily Chew del National Eye Institute di Bethesda e colleghi hanno testato gli effetti della supplementazione orale con nutrienti sulla funzione cognitiva. Anche in questo caso, non ci sono state differenze statisticamente significative quanto a funzione cognitiva fra i partecipanti che hanno ricevuto integratori alimentari (vitamina C, betacarotene, zinco) rispetto a quelli che non li hanno assunti.
«Il processo di declino cognitivo si può verificare nel corso di decenni, dunque una supplementazione alimentare a breve termine, somministrata quando è troppo tardi, può non essere efficace», spiegano gli autori.