Salute

Salute: italiani 'malati' di pigrizia, solo 1 su 3 fa sport nel tempo libero

Roma, 13 ott. (AdnKronos Salute) - Solo 1 italiano su 3 dichiara di praticare uno o più sport nel tempo libero. E se la pigrizia cresce da Nord a Sud, è più presente nei piccoli centri e nelle periferie. A fare il punto gli esperti riuniti al Convegno promosso da Health City Institute nell'ambito dell'assemblea Anci a Bari. Una Tavola rotonda su 'Salute e sport per il benessere nelle città', in collaborazione con Anci, Coni, Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation, Istituto per la Competitività (I-Com), Sport City 3.0 e il consorzio delle Città metropolitane C14+.

A raccontare la pigrizia degli italiani è l'indagine periodica Istat 'Aspetti della vita quotidiana': i sedentari sono circa il 30% al Nord, circa il 40% al Centro, ben oltre il 50% al Sud. I più alti tassi di sedentarietà, intorno al 55%, si riscontrano nelle regioni che mostrano in contemporanea i maggiori tassi di obesità: Puglia, Campania, Calabria. E la sedentarietà è più elevata nei piccoli centri e nelle periferie delle aree metropolitane (oltre il 40%) e meno nelle città metropolitane (poco oltre i 35%).

"Che esista un rapporto diretto tra attività fisica e salute, è un dato di fatto - ha spiegato Andrea Lenzi, coordinatore di Health City Institute e presidente della Commissione sulla biosicurezza della presidenza del Consiglio - D'altronde, l'Istat con le sue rilevazioni dimostra chiaramente come esista un parallelismo spinto tra sedentarietà e sovrappeso e obesità nel nostro Paese. Ampliare e migliorare l’accesso alle pratiche sportive e motorie per tutti i cittadini, favorendo lo sviluppo psicofisico dei giovani e l’invecchiamento attivo" è uno degli aspetti cardine del Manifesto di Health City Institute.

"L’urbanizzazione e la configurazione attuale delle città e dei suoi collegamenti con le aree rurali offrono per la salute pubblica e individuale tanti rischi, ma anche opportunità da sfruttare con un’amministrazione cosciente e oculata", ha osservato Roberto Pella, vicepresidente Anci e presidente Confederazione Città e Municipalità Ue. "Ciò può avvenire proprio attraverso un’analisi preventiva dei determinanti sociali, economici e ambientali e dei fattori di rischio che hanno un impatto sulla salute", ha aggiunto.

"Gli obiettivi di sviluppo sostenibile legati alla salute sono una priorità dell'Organizzazione mondiale della sanità, che li ha inseriti nell'Agenda 2014-2019", ha sottolineato Daniela Sbrollini, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera. "La città conscia dell’importanza della salute come bene collettivo, che diviene di conseguenza promotrice di salute mettendo in atto politiche sociali, culturali ed economiche per tutelarla e migliorarla, può garantire ai cittadini un alto livello di benessere", ha concluso.

Al convegno di Bari è stato presentato il programma Cities Changing Diabetes, una partnership tra University College London e il danese Steno Diabetes Center, per creare un movimento internazionale che proponga soluzioni per affrontare il crescente numero di persone con diabete e obesità nel mondo. Al programma hanno già aderito Città del Messico, Copenaghen, Houston, Shanghai, Tianjin, Vancouver e Johannesburg.

13 ottobre 2016 ADNKronos
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