Salute

Salute: il rapporto, chili di troppo per oltre 27 milioni di italiani

Un connazionale su 7 ha il diabete o è a rischio di svilupparlo

Roma, 19 apr. (AdnKronos Salute) - Nel mondo sono 640 milioni gli obesi, mentre in Italia i dati Istat documentano fra il 2001 e il 2010 una crescita di circa 2 milioni del numero di persone in sovrappeso e di oltre 1 milione per le persone francamente obese, per un totale di oltre 27 milioni di persone in eccesso ponderale. Al tema dell'obesità è dedicato l'Italian Barometer Diabetes Report 2015, dal titolo 'Il management dell'obesità e del diabete di tipo 2: le sfide da vincere', presentato questa mattina a Roma.

"Il Barometer Report è un documento pubblicato annualmente con l’obiettivo di attivare il confronto e le riflessioni istituzionali sui grandi temi che riguardano il diabete e l’obesità nel nostro Paese, sulle grandi sfide che queste patologie comportano in termini di sostenibilità e accesso alle cure", spiegano gli editor Renato Lauro, presidente di Ibdo Foundation-Italian Barometer Diabetes Observatory, e Giuseppe Novelli, rettore dell'Università di Roma Tor Vergata. Sono 3,6 milioni le persone con diabete nel nostro Paese, a cui va aggiunta una quota che, pur avendo la malattia, non ne è a conoscenza. "Ancora troppo spesso - commenta Paolo Sbraccia, presidente della Società italiana dell’obesità - si considera l'obesità una condizione estetica e non una vera e propria malattia. L’obesità è causa, in primis, di aumentato rischio di diabete di tipo 2, quindi di malattie cardiovascolari e di alcune forme di tumore".

Il rapporto 2015, come chiarisce il suo curatore Domenico Cucinotta, past president dell’Associazione medici diabetologi e professore di medicina interna all’Università di Messina, si propone di esaminare la questione obesità nelle sue mille sfaccettature, "nella convinzione che la stretta sinergia tra autorità regolatorie e mondo della ricerca e della clinica sia un requisito indispensabile per attuare un efficace intervento di prevenzione dell’obesità e del diabete mellito, necessario per arginare il fenomeno".

"E' stato individuato e messo a punto da ricercatori nordamericani un indice, il modernization index, che si è dimostrato un forte predittore dello sviluppo di obesità e di diabete nelle popolazioni a rischio. Viene calcolato in base al tipo e al numero di oggetti-simbolo di cui si è in possesso: frigorifero, telefono, televisore, automobile, lavatrice, cellulare, internet, lettore Dvd", ricorda Cucinotta. In Italia inoltre - tra consapevoli e non - sono quasi 5 milioni le persone con diabete, cui si aggiungono 3,6 milioni ad alto rischio di svilupparlo, per un totale di quasi 8,5 milioni tra diabetici e persone a rischio: quasi 1 italiano su 7.

E ancora, in Italia secondo l'Istat nel 2000 risultava diabetico il 3,9% della popolazione, poco più di 2 milioni di persone, diventate quasi 3 milioni (4,6% della popolazione) nel 2011.

Se la crescita della prevalenza della malattia continuerà ai ritmi attuali, entro 20 anni potrebbero essere oltre 6 milioni (9% della popolazione totale) le persone affette da diabete, con enormi implicazioni assistenziali, sociali ed economiche. "Visti questi dati di scenario e di trend, una speranza concreta risiede nella pianificazione urbana. Numerose osservazioni mettono in rapporto parte dei miglioramenti registrati in alcuni paesi altamente urbanizzati, come Giappone, Svezia, Paesi Bassi e Singapore, a elementi potenzialmente salutari delle moderne città di questi stati", dice Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità.

"Un ruolo importante nel limitare la prevalenza delle malattie croniche è svolto da una corretta pianificazione urbana, che preveda la possibilità di costruire aree verdi per l’attività fisica. Gli abitanti delle città - prosegue - risultano più attivi quando il circondario è percepito come sicuro, esteticamente gradevole e dotato di spazi verdi e situazioni capaci di incentivare il movimento, con impatti positivi su riduzione del rischio cardiovascolare e longevità. Al contrario, l’assenza di servizi di base facilmente raggiungibili incentiva l'utilizzo dei veicoli privati, generando una dipendenza da auto e moto che impatta negativamente sul benessere, psicologico e sociale, della persona", conclude.

19 aprile 2016 ADNKronos
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