Milano, 22 apr. (AdnKronos Salute) - "Perché voi siete persone speciali e fate un lavoro speciale", ripeteva come un mantra l'attrice Sabrina Ferilli nei panni di Daniela, boss di un call center nel film 'Tutta la vita davanti' di Paolo Virzì. Motivatrice fino al tormento, nevrotizzava con messaggi sul cellulare e canzoncine inneggianti allo spirito d'azienda, un team di ragazze precarie e sempre più provate. Una scena più realistica di quanto si pensi. Ed è proprio ai capi come Daniela, quelli che galvanizzano continuamente il personale, che la scienza rifila una 'bacchettata'. Secondo una nuova ricerca dell'University of East Anglia, pubblicata sulla rivista 'Work & Stress', i boss motivatori fanno male alla salute del personale ma anche al business.
Il pressing h24, le spinte continue a dare il meglio e la politica del 'tutto è possibile' non pagano, concludono gli autori dopo aver monitorato per 3 anni 155 dipendenti delle Poste danesi e i loro manager: lungi dall'aumentare la produttività, queste strategie hanno anzi l'effetto di stressare all'inverosimile la forza lavoro e portano i soggetti più vulnerabili ad accumulare problemi di salute, con la conseguenza di far impennare - più che i risultati aziendali - da un lato l'assenteismo e dall'altro il 'presenteismo', cioè l'abitudine di andare al lavoro anche quando malati con conseguente calo di produttività. Lo studio, riportato online dal 'Telegraph', è il primo secondo gli esperti a esaminare da vicino il legame fra la presenza in azienda di un cosiddetto leader 'trasformazionale' - quello che incoraggia lo staff ad andare avanti con dedizione e coinvolgimento al di sopra e al di là del proprio dovere - e gli effetti su dipendenti.
"E' possibile che l'aspettativa di alte performance rappresenti un rischio sia per i dipendenti sani che per quelli fragili e che alcuni aspetti di questo modo di usare la leadership possano ritorcersi contro" l'azienda stessa, fa notare Karina Nielsen, docente dell'ateneo britannico. "Il capo galvanizzatore - conclude - potrebbe infatti spingere le persone più deboli al sacrificio personale in nome di un bene superiore, quello del gruppo, incoraggiandole a ignorare la loro malattia e a strafare". Questo circolo vizioso, però, ha un epilogo negativo: "Sul lungo termine può portare a incrementare i rischi di assenze", assicura l'esperta.
Questo stile manageriale, osservano gli autori, può essere un problema in particolare nelle organizzazioni in cui i dirigenti vengono classificati anche in base alla loro capacità di tenere sotto controllo l'assenteismo. I leader 'trasformazionali', conclude quindi Kevin Daniels, coautore dello studio, dovrebbero dare un esempio meno entusiasta e incoraggiare i lavoratori a prendersi cura della propria salute.
In una parola: "Trovare un equilibrio".