Roma, 27 nov. (AdnKronos Salute) - Vivere fino a 100 anni? Sì, grazie, ma solo se in compagnia e senza dover troppo badare all'alimentazione. Perché, altrimenti, che vita è? Questo sembra pensare la maggioranza (75%) degli italiani intervistati per un'indagine condotta per capire l'atteggiamento dello Stivale nei confronti della longevità e della propensione all'invecchiamento, presentata in occasione del Congresso nazionale della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) in corso a Bologna, che sottolinea anche come le opinioni si modifichino in parte con l'andare degli anni.
L'indagine è stata promossa dalla Sigg e condotta da Datanalysis su un campione di 1.000 italiani fra i 45 e i 55 anni e 1.000 over 75. I risultati mostrano che i più, indipendentemente dall'età, vorrebbero vivere fino a 100 anni: solo il 10% degli italiani ritiene adeguata una durata di vita fra 85 e 89 anni, il 75% crede che l'arco dell'esistenza debba durare fra i 90 e i 104 anni, e c'è un 13% secondo cui la morte non dovrebbe arrivare prima di 110 anni. Ma se la maggioranza vorrebbe vivere a lungo proprio per stare di più con i propri cari, anche a costo di dipendere economicamente da loro, un italiano su 4 rinuncerebbe a una vita 'extra-long' se dovesse affrontarla in solitudine. Una prospettiva che, soprattutto ai 44-55enni, fa più paura della non autosufficienza.
"E' interessante notare - commenta Giuseppe Paolisso, presidente Sigg e rettore della Seconda Università degli Studi di Napoli - che la maggioranza vorrebbe vivere a lungo per stare di più con i propri cari: solo uno su 4 desidera arrivare al traguardo dei 100 anni per organizzare al meglio la propria vita e appena uno su 5 per fare ciò che non ha mai fatto prima. Non a caso il 25% degli italiani che dice di non voler vivere 100 anni in un caso su 3 ammette che è per la paura di arrivarci da solo. Inoltre, la famiglia è ritenuta il pilastro fondamentale per invecchiare bene dal 76% degli intervistati, perché considerata quasi l'unico 'baluardo' per proteggersi dalle difficoltà".
All'avanzare dell'età cambiano lievemente gli atteggiamenti, nonostante per tutti gli affetti contino sempre più della condizione di salute e della condizione economica: i 45-55enni vedono la vecchiaia lontana e per arrivare a 100 anni dicono di essere disposti ad adattarsi alla solitudine in 2 casi su 3, mentre appena uno su 5 rinuncerebbe all'indipendenza economica, ritenuta un motivo di affermazione sociale e personale che si fatica a sacrificare anche solo in prospettiva; fra i più anziani si osserva il contrario, perché gli 'over 70' in un caso su 2 dipenderebbero da altri per il denaro, mentre solo uno su 3 pensa di essere in grado di adattarsi a stare da solo.
I dati mostrano che l'86% degli 'over 70' e l'80% dei più giovani prenderebbe una pillola 'per diventare Matusalemme' mentre pochissimi, appena uno su 10, sarebbero d'accordo a digiunare 3 volte a settimana per vivere a lungo. "Numerose ricerche - osserva Paolisso - indicano che una dieta a ridotto contenuto calorico potrebbe contribuire ad aumentare la sopravvivenza, ma la 'via breve' e facile di un farmaco per la longevità è preferita dalla maggioranza. Eppure è con la prevenzione che si può davvero arrivare a cent'anni, attraverso uno stile di vita sano. Ma gli italiani non sono disposti a fare sacrifici per ritardare l'invecchiamento, sebbene uno su due indichi nella correzione dei fattori di rischio cardiovascolari e nell'aver compreso l'importanza di dieta e attività fisica i due elementi che più hanno contribuito ad aumentare l'aspettativa di vita nel nostro Paese".
L'indagine, infine, sottolinea che l'Italia non è un Paese in grado di sopperire al meglio ai bisogni degli anziani, ma nonostante questo l'86% non sarebbe disposto a cambiare residenza pur di arrivare a 100 anni. "Un'ulteriore prova dell'importanza degli affetti più vicini e del fatto che molti ancora credono nel Paese. Secondo il 63% degli 'over 70' e il 55% dei più giovani una società di centenari sarebbe un nuovo paradiso, anche in Italia. Certamente però c'è bisogno di uno sforzo maggiore per creare una società che sia solidale con gli anziani e ne soddisfi le necessità, senza al contempo essere penalizzante per i più giovani: un 'attrito' oggi ancora presente, come sottolinea il fatto che il 46% dei 45-55enni pensa che troppi anziani tolgano risorse ai giovani, mentre appena il 20% degli 'over 70' ritiene che l'invecchiamento della popolazione possa ostacolare le nuove generazioni. Gli anziani non vogliono essere un peso per i giovani, ma i giovani temono che questo possa accadere: sta alle istituzioni e alle loro scelte far sì che non vi siano disuguaglianze sociali e che si possa invecchiare in serenità, certi di non essere 'presenze ingombranti' per figli e nipoti".