Roma, 30 mag. (AdnKronos Salute) - Il 40% degli italiani dichiara di condurre una vita sedentaria, sono oltre 23 milioni i connazionali che prediligono la poltrona all'attività fisica, secondo il punto di osservazione privilegiato del Coni. Quello della sedentarietà è un vero problema al punto da considerarla una vera e propria 'epidemia' con ampi studi che dimostrato gli effetti positivi sulla salute fisica e sulla prevenzione e trattamento di malattie come diabete e obesità. I rischi per la salute della sedentarietà sono stati al centro della presentazione oggi a Roma del libro 'Diabete di tipo 2 e attività fisica: dalle evidenze scientifiche all’applicazione pratica'.
L'evento è stato promosso dalla Federazione Italiana di Atletica Leggera, con il patrocinio del Coni e del ministero della Salute, in collaborazione con il progetto Cities Changing Diabetes* di Novo Nordisk, in occasione di 'Runfest 2016 - La città del benessere'. "L'attività fisica regolare riduce il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 nei soggetti con intolleranza al glucosio e riduce le complicanze macrovascolari associate al diabete - ha spiegato Stefano Balducci, coordinatore nazionale del Gruppo di Studio Amd-Sid Attività fisica e diabete e co-autore insieme a Silvano Zanuso e Giuseppe Pugliese del libro - L’Aerobic Centre Longitudinal Study, per citarne uno, ha dimostrato come la mortalità per eventi cardiovascolari nell’arco di 12 anni fosse inferiore del 60% nei soggetti con una fitness cardiorespiratoria medio–alta, ovvero in persone che fanno esercizio fisico regolarmente, e del 40% nei soggetti attivi rispetto ai sedentari".
Le attuali linee guida raccomandano infatti a tutte le persone, sia che abbiano il diabete oppure no, di effettuare regolarmente, almeno 3 volte a settimana, attività fisica. "Non solo le attività aerobiche quali il cammino, il nuoto e la bicicletta, ma anche l’allenamento di forza, mediante sollevamento di pesi liberi o l’utilizzo di macchine specifiche, producono effetti positivi sulla salute e in particolare sul controllo glicemico e sui fattori di rischio cardiovascolare", ha osservato Silvano Zanuso, Research Communication Manager di Technogym e Visiting Professor in Clinical Exercise Science presso l’Università di Greenwich, Londra.
"Anche una singola sessione di attività fisica a bassa intensità si è dimostrata in grado di ridurre l’iperglicemia nelle successive 24 ore. Ma, è bene sottolinearlo, i reali benefici si hanno quando attività fisica ed esercizio strutturato diventano componenti dello stile di vita - ha puntualizzato Zanuso - Nonostante i benefici dimostrati è difficile adottare stili di vita più attivi e vincere la pigrizia. Alla base sicuramente ci sono barriere che ostacolano sia a livello individuale sia collettivo.
Mancanza di tempo, stanchezza, mancanza di motivazione e di supporto da parte della famiglia sono alcuni ostacoli denunciati al raggiungimento di uno stile di vita più attivo".
"Il libro colma una carenza importante nella letteratura - ha ricordato Giuseppe Pugliese, docente presso l’università Sapienza si Roma e dirigente dell’ospedale Sant’Andrea di Roma - Include informazioni essenziali affinché sia il medico sia lo specialista dell’esercizio siano in grado di prescrivere, e applicare in maniera efficace e sicura, un programma di esercizio fisico per una persona con diabete di tipo 2. Altri ostacoli che si frappongono all’adozione di uno stile di vita più attivo sono la mancanza di strutture adatte, scarsità di risorse economiche, degrado ambientale, mancanza di parchi e piste ciclabili".