Milano, 7 nov. (AdnKronos Salute) - Sul fronte del diabete è emergenza città. I pazienti 'metropolitani' staccano infatti di gran lunga i 'campagnoli'. Tanto che, secondo i dati dell'International Diabetes Federation, nel mondo 2 diabetici su 3 vivono nei centri urbani (65%), cioè 246 milioni di persone, contro i 136 milioni di malati che si trovano nelle aree rurali. E il dato è destinato a crescere, con la previsione che nel 2035 i diabetici 'urbani' arrivino a quota 347 milioni (rispetto a 147 mln delle aree rurali), cioè il 70% del totale.
Come arrestare la conquista delle città da parte della 'malattia del sangue dolce'? Visto che, secondo i numeri, chi si sposta in città ha maggiore probabilità di svilupparla, per gli esperti bisogna portare la prevenzione sotto casa, per le vie e nei quartieri degli agglomerati urbani. Arruolando professionisti della salute, esperti di sport, amministratori, urbanisti, mondo scientifico, pazienti e cittadini in un'alleanza contro le cattive abitudini. Città, si sa, fa rima con sedentarietà che unita all'opulenza alimentare dà vita a un mix pericoloso. Da questi presupposti nasce il programma 'Cities Changing Diabetes', al centro di un incontro oggi a Milano.
Un progetto internazionale - parte di 'Changing Diabetes' sostenuto da Novo Nordisk - iniziato da Città del Messico a primavera e approdato in Europa, a Copenaghen, a ottobre. Prossima tappa Houston, Usa. La missione è coinvolgere attivamente le autorità municipali delle principali metropoli mondiali, compreso quelle italiane, nell'individuazione di specifici interventi anti-diabete. Nel Belpaese la lotta per rendere le città 'inospitali' per la malattia e amiche della salute è cominciata da 2 anni con il progetto 'Città per camminare e della salute', che offre opportunità di movimento e occasioni per coltivare stili di vita sani. A cominciare da percorsi a piedi alla scoperta di arte e natura.
Si stima che 4 italiani su 10 siano completamente inattivi e solo uno su 4 pratichi qualche sport, secondo quanto rilevato recentemente dal Censis. "E' come se la città 'alimentasse' il diabete - fa notare Salvatore Caputo, presidente di Diabete Italia, organizzazione che raccoglie società scientifiche e associazioni di volontariato - E' per questo motivo che proprio dalle città e dallo stile associato alla vita cittadina bisogna partire per concentrare gli sforzi volti ad arginare la pandemia diabete, sempre più gravosa per il nostro sistema sanitario. L'80% delle malattie croniche, tra cui questa, può essere prevenuto con corretti stili di vita".
La crescita del diabete nei grandi centri urbani non è inarrestabile, assicurano gli esperti. Il progetto 'Città per camminare e della salute' è patrocinato dalla Presidenza del consiglio dei ministri, dal ministero della Salute, dal Senato e dal Coni, ed è ideato dalla Scuola del Cammino fitwalking Italia.
"Non è necessario essere un atleta professionista - spiega Maurizio Damilano, campione olimpico di marcia a Mosca '80 e attuale presidente della Scuola del cammino - per essere in salute va benissimo spostarsi con più regolarità a piedi, meglio se a passo veloce".
Per questo, continua, "abbiamo ideato il 'Passaporto' che offre agli abitanti della penisola una proposta e soluzioni per muoversi, praticamente a costo zero, in centri urbani a misura d'uomo. Sono stati individuati oltre 30 percorsi in tutta Italia ideali per camminare in città, adatti ad una pratica motoria semplice, ma efficace dal punto di vista della prevenzione salutistica. Nel contempo si possono apprezzare le bellezze culturali e naturali delle nostre città". Quanto a Changing Diabetes, "è partito a inizio secolo con l'obiettivo di sensibilizzare i decisori politici e i Governi. Oggi entra in una nuova fase: l'intervento. Cities Changing Diabetes ha l'obiettivo di agire per affrontare il diabete dove colpisce maggiormente, nelle città".