Roma, 21 ott. (AdnKronos Salute) - Divisi tra computer, tablet, social network e telefonini, i lavoratori italiani ormai sempre più spesso rispondono a e-mail e chiamate professionali fuori orario. E persino i social network come Facecebook e Twitter sono diventati strumenti di lavoro. Se la flessibilità potrebbe favorire il business, incombe però il rischio tecnostress. Uno stress legato alle tecnologie "che minaccia 1,8 mln di italiani, con gli uomini più colpiti e meno consapevoli del pericolo rispetto alle donne". E' quanto emerge da un'indagine condotta da Netdipendenza onlus, in occasione del primo progetto italiano di prevenzione del rischio tecnostress, effettuato in una grande azienda italiana di information technology.
Per prevenire il nuovo rischio professionale Netdipendenza Onlus, in collaborazione con Aifos (Associazione italiana formatori salute e sicurezza sul lavoro), ha organizzato domani a Bologna, presso la fiera Ambiente Lavoro, un convegno dal titolo 'Tecnostress correlato al lavoro: come tutelare la salute dei lavoratori?'. Al centro dell'incontro questa nuova insidia che mina la salute dei lavoratori moderni e aumenta i costi delle imprese: il tecnostress legato all'uso di nuove tecnologie digitali.
"Si tratta - spiega all'Adnkronos Salute Enzo Di Frenna, presidente di Netdipendenza Onlus e autore della ricerca - di una malattia che può scaturire dall'uso continuo e contemporaneo degli apparecchi informatici e digitali come smartphone, computer, tablet, terminali, notebook, e dalla gestione di un grande flusso di informazioni provenienti da internet, email, sms, agende elettroniche, social network". Informazioni che "sovraccaricano il cervello e possono favorire l’insorgere di ansia, insonnia, mal di testa, ipertensione, attacchi di panico, depressione e nei casi gravi anche disturbi della personalità".
Durante l’evento di Bologna sarà proiettato un video documentario sul primo progetto italiano di prevenzione del rischio tecnostress, che ha coinvolto 80 lavoratori, curato da Netdipendenza Onlus. Verranno inoltre illustrati i dati emersi dal progetto: l’88% dei lavoratori coinvolti ritiene aumentato l’impatto sul lavoro delle nuove tecnologie digitali, mentre l’84% pensa che queste ultime favoriscano variazioni imprevedibili sul lavoro, con conseguente rischio tecnostress.
E ancora: il 38% dei lavoratori coinvolti nel progetto dichiara di rispondere in orario extralavoro alle richieste dei dirigenti che arrivano sui loro device digitali, indicando anche un aumento dell’uso di WhatsApp, Facebook e Skype per motivi di lavoro. Il 57% degli lavoratori intervistati ritiene infine che sia aumentato negli ultimi 24 mesi il flusso di informazioni digitali da gestire in orario di lavoro.
In generale, le donne risultano più sensibili al rischio tecnostress (+ 14%). "Un pericolo professionale che minaccia di più gli uomini - dice Di Frenna - e può favorire anche l'Internet-dipendenza, che colpisce con conseguenze ancora più gravi, tra cui psicosi e alterazioni mentali.
Con il video documentario sul tecnostress, disponibile anche sul nostro canale You Tube, vogliamo raggiungere i lavoratori digitali connessi alla Rete e informarli sui rischi per la loro salute". Perché a volte, per difendersi, basta un click che consenta di sconnettersi per un po'.