Milano, 4 feb. (AdnKronos Salute) - "Più un animale è evoluto, meno il suo Dna è codificato in geni: l'uomo ne ha solo 25 mila, laddove una piantina di riso ne ha ben 40 mila. Gran parte del Dna non è dunque nei geni (solo il 2-3% serve a codificare proteine). E il resto? Il resto contiene migliaia, forse milioni di interruttori per accedere e spegnere i geni". Parte dalla 'verità' consegnata agli scienziati dalla mappatura del genoma umano il messaggio lanciato oggi a Milano dal medico ed epidemiologo Franco Berrino: "Noi abbiamo il libero arbitrio - spiega all'Adnkronos Salute, in vista di un incontro promosso all'Istituto nazionale tumori (Int) del capoluogo lombardo per stasera, 4 febbraio - E' vero che i nostri geni non li cambia nessuno, li abbiamo ereditati dai nostri genitori, ma possiamo modificarne il funzionamento".
"Sono stati scoperti - prosegue - i meccanismi biochimici, molto complessi, attraverso cui il Dna non strutturato agisce su quello strutturato. Con il cibo che mangiamo, con il movimento, ma anche con la vita spirituale possiamo influenzare i meccanismi epigenetici e dunque l'azione dei nostri geni". Una sorta di sfida al 'Karma' armati di forchetta e forza del pensiero. Ma non si tratta di un'impresa filosofica alla 'Mangia, prega, ama', il best seller autobiografico della scrittrice Elizabeth Gilbert, ma di seguire gli indizi raccolti dalla scienza per impostare i propri stili di vita.
E la scienza racconta, per esempio, che la meditazione sembra avere un effetto sull'espressione genica. Un team internazionale di ricercatori, chiarisce Berrino che opera nel Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell'Int, "ha analizzato un gruppo di meditatori esperti, sottoponendoli a un prelievo prima e dopo una sessione di meditazione di 8 ore", secondo la pratica della 'Mindfulness'. Dalla ricerca è emerso che "si inibiscono geni dell'infiammazione e che vengono modificati anche geni che regolano l'acetilazione degli istoni, enzimi che consentono o bloccano la lettura del Dna", continua l'esperto.
"Esistono ricerche anche sugli effetti epigenetici dello yoga, per il quale però è difficile distinguere fra l'azione fisica e mentale. Tutto questo - precisa Berrino - non significa che guariamo le malattie con la meditazione, ma solo che una pratica simile può servire. Molte nostre malattie dipendono da un'eccessiva infiammazione, come il cancro. Il messaggio ai pazienti è: abbiate fiducia nei progressi della medicina e sappiate che si possono aiutare le terapie con l'alimentazione, l'attività fisica e la meditazione". Senza considerare gli effetti preventivi e protettivi per la salute.
Sul cibo, sottolinea Berrino, "gli studi più convincenti sull'uomo riguardano la restrizione calorica: con meccanismi non del tutto chiari, attiva certi geni che fanno risparmiare energia e quindi rallenta anche la proliferazione cellulare. Sappiamo da anni che mangiando meno si vive di più".
Sono stati poi scoperti "una quantità di effetti formidabili a livello genetico delle sostanze presenti nei vegetali: la genisteina della soia, il resveratrolo dell'uva rossa, la curcumina, l'epigallocatechina del tè verde, l'acido ellagico di mirtilli, fragole, noci e melograni. Studi in vitro analizzano nel dettaglio i meccanismi benefici. Ma non è possibile catturare in una pillola la meravigliosa complicità di decine di migliaia di sostanze, presenti per esempio nella dieta mediterranea, che nel loro insieme hanno un'influenza epigenetica". L'unica via? "Prendiamo la pillola che ci ha messo a disposizione il padreterno, torniamo a mangiare la grande varietà di cibi vegetali, non raffinati dall'industria, che la natura ci offre - chiarisce Berrino - Torniamo in cucina, in campagna a raccogliere le erbe selvatiche che contengono una quantità di sostanze che si perdono nei nostri orti. Può sembrare retorico, ma non lo è".
"So che non è possibile - incalza Berrino - sganciarsi dalle logiche che ci impone la vita moderna, occorre solo riflettere su quello che mettiamo dentro di noi. Non dobbiamo per esempio mangiare solo cibo sterile, ma sforzarci di recuperare la semplicità del nostro cibo. La gente ha paura di perdere di tempo, però così possiamo riacquistare serenità, un fattore che di per sé modifica l'espressione dei nostri geni". Su questi fronti indaga l'Int di Milano con il progetto 'MeMeMe' (sindrome metabolica, dieta mediterranea, metformina), finanziato dall'European Research Council. "Stiamo arruolando volontari con la sindrome metabolica, senza gravi patologie pregresse: persone dai 55 anni in su con la pancia, pressione, glicemia e trigliceridi alti, e ancora alti livelli di colesterolo cattivo e bassi di quello buono. Ne abbiamo reclutati 300 e puntiamo a quota 2 mila".
L'obiettivo? "Cercare di farli morire di meno di infarto, o con Alzheimer e altre patologie croniche - spiega l'esperto - Protagonista il gene Ampk, fattore che si attiva mangiando meno o introducendo meno calorie. Metà dei soggetti arruolati assumeranno la pillola metformina che attiva questo gene, metà un placebo (in cieco)". Tutti seguiranno le stesse raccomandazioni alimentari (secondo il Codice europeo contro il cancro, e dunque dieta a prevalenza vegetale, con frutta e verdure di stagione, basata su cibi non raffinati e su una varietà di cereali integrali e legumi), "ma è prevista un'ulteriore suddivisione: un gruppo sarà seguito in maniera più intensiva e sarà aiutato di più con incontri mensili e corsi di cucina.
Alla fine andremo a vedere cosa succede in chi cambia stile di vita". Durata prevista dello studio: 5 anni.