Le probabilità di ammalarsi di covid crollano in modo vertiginoso dopo tre settimane dalla prima dose dei vaccini: la conferma arriva dall'ultimo rapporto sulla positività dopo la vaccinazione pubblicato dall'Ufficio di Statistica Nazionale (ONS) del Regno Unito. In base all'analisi, compiuta su adulti vaccinati entro il 31 maggio con almeno una dose di Pfizer o AstraZeneca, nei rari casi di infezione post-vaccino è meno probabile che si abbiano sintomi evidenti o che si sviluppi un'alta carica virale.
L'andamento della curva. I dati mostrano un iniziale aumento del rischio di infezione dopo la prima dose che raggiunge un picco a 16 giorni dal vaccino; a questo punto il rischio di contagio crolla, scendendo in modo netto attorno a un mese dalla prima dose, e in seguito continua a scendere, ma in modo più graduale.
L'iniziale aumento di infezioni nei primissimi giorni dalla vaccinazione era già stato rilevato in altri studi e può dipendere da: un contagio non rilevato prima della vaccinazione, la scelta di farsi vaccinare perché si è venuti a conoscenza di stretti contatti positivi, la vicinanza con persone positive asintomatiche nei centri vaccinali o una generale rilassatezza delle misure di prevenzione (distanziamento e mascherine) dopo aver ricevuto la prima dose.
Positivi dopo il vaccino? Può succedere, ma è molto raro. Le reinfezioni dopo i vaccini sono estremamente rare. Su 297.493 vaccinati con la prima dose, solo lo 0,5% ha sviluppato una nuova infezione. E su 210.918 adulti che hanno ricevuto entrambe le dosi dei vaccini, soltanto lo 0,1 % in seguito è risultato di nuovo positivo al nuovo coronavirus. Le caratteristiche correlate a un maggiore rischio di nuova positività dopo il vaccino sono l'aver meno di 40 anni, lavorare vicino a pazienti in contesti sanitari, abitare in famiglie numerose o in condizioni economiche precarie.
A rischiare sono i non vaccinati. E mentre il Regno Unito vede risalire il numero di contagi a causa della variante Delta, commenta così i risultati Paul Elliott, scienziato di Imperial College London e coautore dello studio: «Penso che possiamo trovare conforto dal fatto che, quando guardiamo ai dettagli, si vede una protezione davvero buona in età avanzata, una fascia in cui praticamente tutti sono stati vaccinati con doppia dose. E nei gruppi più giovani sotto i 65 anni dove una minore percentuale è stata vaccinata o ha avuto doppia dose, la maggior parte delle infezioni sta avvenendo nei non vaccinati».