Roma, 3 nov. (AdnKronos Salute) - Geni, ormoni e ambiente: sono tre i fattori che, insieme, possono indurre l'autismo, secondo uno studio sperimentale condotto a Roma dai ricercatori della Fondazione Sanita Lucia, del Campus Bio-Medico di Roma e dell'Istituto superiore di sanità (Iss). L'autismo, ricordano gli studiosi, esordisce in età infantile ed è rilevabile già prima dei tre anni di vita. Associato o non a cause organiche, è riconoscibile dai sintomi che impediscono o pongono delle serie difficoltà al bambino nel linguaggio, nella comunicazione e nel vincolo sociale. Le stereotipie, le ecolalie, l’assenza di linguaggio sono alcuni dei sintomi che mostrano l’isolamento del bambino o dell’adulto dal mondo che lo circonda e la sua tendenza a 'bastare a se stesso'.
Se la relazione fra vaccinazione anti-morbillo-parotite-rosolia (Mpr) e autismo, che ha avuto ampia eco sui media, "è stata definitamente smentita da più sedi di grande autorevolezza", attualmente le cause dell'autismo sono ancora sconosciute, ma esiste un consenso nel sostenere che alla base dell’autismo non vi sia un unico fattore.
Sicuramente il fattore genetico riveste una notevole importanza ma studi statistici ed evidenze clinico/sperimentali indicano come un grosso peso rivestano anche variazioni ormonali durante lo sviluppo, e possibili tossici ambientali. A partire da questi elementi tre anni fa, grazie ad un finanziamento della fondazione Usa Autism Speaks, è stata avviata una ricerca dell’Irccs Fondazione Santa Lucia e del Campus Bio-Medico, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e l’Università di Pisa.
I risultati dello studio, pubblicati on line su 'Neurotoxicology', dimostrano le interazioni a livello cellulare e comportamentale dei tre principali fattori imputati nella genesi del disturbo autistico: genetico, sessuale e ambientale. Gli esperimenti sono stati eseguiti analizzando gli effetti degli ormoni sessuali, dell'alterazione genetica della sintesi di relina, (proteina fondamentale nell'embriogenesi) e della esposizione al mercurio nel periodo prenatale e perinatale sullo sviluppo di comportamenti autistici.
Ognuno dei fattori, preso isolatamente, non era in grado di far sviluppare comportamenti autistici, "mentre l’interazione fra loro induceva la comparsa di diversi indicatori del disordine autistico sia a livello cellulare che comportamentale". In sintesi, lo studio dimostra che comportamenti autistici possono derivare dalla coesistenza di condizioni ormonali, genetiche e ambientali, che prese singolarmente non hanno rilevanza patologica. Lo studio fornisce una importante prova sperimentale alla validità della ipotesi patogenetica multifattoriale e "pone le basi sperimentali per studiare a livello cellulare e comportamentale la complessa triade ambiente/genetica/ormoni considerata l’ipotesi più accreditata sulla patogenesi dell’autismo", concludono gli autori.