Roma, 23 feb (AdnKronos Salute) - Capire e analizzare le conoscenze citologiche e molecolari sull'eterocromatina, da sempre considerata il 'lato oscuro del genoma' (e le cui mutazioni sono collegate a molte patologie ereditarie), grazie ad una mappa dettagliata della eterocromatina della 'Drosophila melanogaster'. Il comune moscerino della frutta è infatti l'organismo modello per lo studio delle malattie umane. La ricerca è stata messa a punto dal team del dipartimento di Biologia e biotecnologie 'Charles Darwin' della Sapienza, coordinato da Patrizio Dimitri, in collaborazione con il 'Drosophila Genome Project' di Berkeley (Usa).
Lo studio ha aggiungere un nuovo importante tassello nell’esplorazione del genoma della 'Drosophila melanogaster'. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nell'ultimo numero della rivista 'Genome Research'. "Tra i geni mappati dal lavoro - sottolinea la ricerca - è stato identificato il gene Myosin 81F codificante una nuova proteina della famiglia delle miosine, che oltre alle funzioni motrici canoniche potrebbe svolgerne altre ancora sconosciute. Inoltre, Myosin 81F, è un gene gigantesco, forse il più grande identificato nella 'Drosophila', con le sue 2,5 mln di coppie di basi di Dna, dimensioni paragonabili addirittura a quelle di un intero genoma batterico. Tali dimensioni - osserva il lavoro - sono dovute alla presenza di ampie regioni, gli introni, che rappresentano più del 90% del gene. I grandi introni non codificano un prodotto proteico, ma potrebbero giocare un ruolo importante nel regolare l'attività di Myosin 81F".
"L'eterocromatina - spiega Patrizio Dimitri - è stata da sempre assimilata ad una sorta di discarica genomica di 'junkDna', ovvero 'Dna spazzatura': non a caso anche sui libri di testo di genetica è sinonimo di inattività genetica. In realtà – continua il ricercatore - l'eterocromatina contiene una sorprendente ed eterogenea varietà di sequenze geniche funzionali, alcune di grandi dimensioni, che sono necessarie per lo sviluppo ed il differenziamento cellulare della 'Drosophila. Anche nella specie umana mutazioni del Dna dell'eterocromatina potrebbero alterare lo sviluppo dando origine a patologie ereditarie, sebbene - conclude - non esistano ancora dati sperimentali a supporto di questa ipotesi". La ricerca, durata sei anni, è stata finanziata dal National Institutes of Health (Nih) e dall'Istituto Pasteur-Fondazione Cenci Bolognetti.