Roma, 24 apr. (AdnKronos Salute) - Lo smog fa male anche al cervello. In particolare negli anziani, anche quelli in salute, l'esposizione a lungo termine all'inquinamento atmosferico lo invecchiandolo prematuramente e danneggia le funzioni cognitive: ogni incremento di pochi microgrammi delle polveri sottili Pm 2,5 si traduce in un anno di 'anzianità' in più. Lo rivela un nuovo studio del Beth Israel Deaconess Medical Center (Boston) e dell'Università di Boston pubblicato sulla rivista 'Stroke'.
Lo smog delle grandi aree urbane, anche a livelli moderati, è da tempo riconosciuto come un fattore di rischio per l'ictus. Ora questo nuovo lavoro, che ha coinvolto 900 persone (con almeno 60 anni) già selezionate per la ricerca Framingham Heart Study, ha valutato l'esposizione all'inquinamento (polveri sottili Pm 2,5) delle zone di residenza dei partecipanti utilizzando immagini satellitari. Le polveri sottili Pm 2,5 provengono da diverse fonti (centrali elettriche, fabbriche, traffico automobilistico e la combustione del legno) e possono viaggiare in profondità nei polmoni causando eventi cardiovascolari e ictus.
"Questo è uno dei primi studi a indagare il rapporto tra l'inquinamento atmosferico e la struttura del cervello - afferma Elissa Wilker, del Beth Israel Deaconess Medical Center - I nostri risultati suggeriscono che lo smog è associato a effetti insidiosi sull'invecchiamento cerebrale, anche in chi non ha segnali precoci di demenza". Lo studio ha scoperto che l'aumento di soli 2 microgrammi per metro cubo di Pm 2,5 nell'aria è associato a una riduzione dello 0,32% del volume cerebrale e a un incremento del rischio di un particolare tipo di ictus del 46% e alla diminuzione del volume del cervello. Un quadro clinico che si traduce in un invecchiamento delle funzioni cognitive di un anno. "I meccanismi attraverso cui questo avviene - spiegano i ricercatori - restano poco chiari, ma l'infiammazione sistemica derivante dal deposito di polveri sottili nei polmoni è probabilmente molto importante".