Salute

Ricerca: selettività a tavola dei bimbi autistici non incide su patologia

Studio dell'ospedale Bambino Gesù di Roma, ma su percezioni dei genitori e sul loro stress

Roma, 20 lug. (AdnKronos Salute) - La selettività alimentare è un problema rilevante tra chi è affetto da autismo, interessa infatti un bambino su due. Spesso si manifesta in forme estreme perché si combina ad alcune caratteristiche tipiche della malattia come la ritualità, la ripetitività o l’ipersensibilità. Ci sono bambini particolarmente attenti ai colori, ad esempio, che scelgono di nutrirsi esclusivamente con cibi rossi o verdi o gialli. I ricercatori della Neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma hanno dedicato a questo fenomeno uno studio specifico, il primo a indagare le differenze tra bambini autistici con selettività alimentare e senza selettività.

Dallo studio è emerso che non esistono differenze cliniche o comportamentali tra i bambini autistici selettivi e non. Hanno lo stesso quoziente intellettivo, stessi problemi e stesse abilità. Il rifiuto di alcuni o di molti cibi, quindi, non accresce né è determinato dalla gravità della patologia. La ricerca è stata condotta su un gruppo di 158 bambini e ragazzi tra i 3 e i 18 anni con sindrome dello spettro autistico, la metà dei quali con abitudini alimentari molto particolari. Nella ricerca sono stati coinvolti anche i genitori. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista 'Appetite'.

Si è scoperto che la selettività incide significativamente sulla percezione che i genitori hanno della gravità della malattia del proprio figlio. A parità di condizioni cliniche tra i due gruppi, i bambini selettivi vengono ritenuti da mamma e papà più problematici rispetto a quelli non selettivi e per questo motivo vengono trattati in modo diverso. La gestione del pranzo, della cena o la preparazione di pasti 'speciali' innalza i livelli di stress di questi genitori, perché fonte di frustrazione e preoccupazione.

La selettività è un comportamento alimentare atipico che porta i bambini a discriminare i cibi in base a parametri diversi. Riguarda circa il 30% della popolazione pediatrica generale. Tra i bambini con sindrome dello spettro autistico la percentuale cresce considerevolmente: oltre il 50%, infatti, seleziona gli alimenti in base a forma, colore e consistenza, rendendo il pasto un momento difficile che può incidere sul loro benessere e su quello della famiglia.

Alla luce di quanto emerso dall’indagine, i ricercatori del Bambino Gesù stanno sviluppando nuove modalità di trattamento destinate alle famiglie con bambini autistici selettivi. La seconda fase dello studio punterà infatti sul 'parent training': una serie di tecniche comportamentali da insegnare ai genitori per prepararli a gestire il momento complicato del pasto, far alimentare in maniera adeguata i figli e migliorare l’approccio al problema, abbassando la soglia di preoccupazione e di ansia.

20 luglio 2015 ADNKronos
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