Milano, 13 mag. (AdnKronos Salute) - Passato a sinistra, futuro a destra. Anche il cervello dei non vedenti rappresenta così il tempo su un'immaginaria linea spaziale, secondo quanto rivela uno studio dell'università degli Studi di Milano-Bicocca, condotto in collaborazione con l'Unione italiana ciechi e l'Istituto dei ciechi di Milano, e pubblicato su 'Cognition'.
Il lavoro, firmato dagli scienziati del Dipartimento di psicologia della Bicocca, ha coinvolto 66 persone, di cui 17 non vedenti dalla nascita e 33 che hanno perso la vista nel corso della vita. I ricercatori hanno studiato le differenze tra la mente dei ciechi e quella dei vedenti - congeniti e non - in particolare per quanto riguarda la rappresentazione dei numeri e dei concetti temporali. La studio dimostra che l'esperienza visiva dello spazio non è necessaria per rappresentare lo scorrere del tempo lungo la linea mentale temporale (Mtl). Il passato è a sinistra e il futuro è a destra anche nella mente dei non vedenti, proprio come nel cervello di chi vede.
La differenza riguarda invece i numeri: chi vede li rappresenta su una linea mentale immaginata su uno spazio esterno, ad esempio su un tavolo, mentre i non vedenti li rappresentano su una linea spaziale interna, per esempio sulle proprie dita.
Alle persone reclutate per l'esperimento, tutte bendate, è stato chiesto di schiacciare uno dei due pulsanti posizionati sul tavolo che avevano davanti, uno a sinistra uno a destra, nel momento in cui venivano lette delle parole riferite a concetti temporali (ieri, futuro, passato). E' stato così osservato che i partecipanti erano più veloci nel rispondere quando il pulsante del passato era a sinistra e quello del futuro a destra, indipendentemente dalla loro esperienza visiva (vedenti o non vedenti, sia acquisiti sia congeniti).
Secondo i ricercatori, il nostro cervello rappresenta il tempo nello spazio e i circuiti neuro-cognitivi che usiamo per pensare alle relazioni spaziali (destra, sinistra, avanti, dietro, vicino, lontano) vengono mutuati quando pensiamo al tempo. Il risultato di questo studio potrebbe servire a migliorare l'efficacia dei sistemi di ausilio alle persone non vedenti, come i riconoscitori di ostacoli o le tastiere speciali.
"Sul piano scientifico - spiegano gli autori, Roberto Bottini e Davide Crepaldi - lo studio dimostra che la vista non è necessaria per costruire una rappresentazione spaziale implicita del tempo, e che non vedenti congeniti hanno la stessa rappresentazione spaziale del tempo dei vedenti. Il pensiero numerico e temporale - precisano gli esperti - sono di fondamentale importanza nella nostra vita quotidiana, e le patologie che coinvolgono la cognizione numerica e temporale sono tra le più invalidanti.
Capire come questi pensieri emergono nello sviluppo è di primaria importanza per le scienze cognitive e col nostro studio abbiamo fatto un altro piccolo passo verso la risposta a una domanda che l'uomo si pone da oltre 2 mila anni: come facciamo a pensare cose che i nostri sensi non percepiscono direttamente?".