Roma, 7 ago. (AdnKronos Salute) - L'uomo, la creatura più intelligente del mondo. Merito dei carboidrati. Capire perché l'uomo abbia un cervello di così grandi dimensioni è una delle questioni più importanti nello studio dell'evoluzione della nostra specie. E' ormai ampiamente noto che l'aumento delle dimensioni del nostro cervello è in parte legato a cambiamenti nella dieta, negli ultimi 3 milioni di anni. Gli scienziati si sono finora molto concentrati sull'importanza dell'aumento del consumo di carne e sullo sviluppo della cucina.
Eppure, in un nuovo studio pubblicato su 'The Quarterly Review of Biology', Karen Hardy e il suo team dell'università di Chicago hanno raccolto dati archeologici, antropologici, genetici, fisiologici e anatomici a sostegno di una nuova ipotesi: anche i carboidrati, in particolare dell'amido, sono stati fondamentali per la crescita della nostra 'materia grigia'.
Dato l'aumento globale dell'obesità e delle malattie metaboliche legate all'alimentazione, negli ultimi anni l'interesse nei confronti della dieta ancestrale o 'paleolitica' si è intensificato. Finora, però, l'attenzione è stata rivolta al ruolo delle proteine animali e sui vari metodi di cottura. L'importanza dei carboidrati, in particolare sotto forma di alimenti vegetali ricchi di amido, è stata in gran parte trascurata. La squadra di Hardy evidenzia le seguenti osservazioni per costruire la propria ipotesi: i carboidrati sono stati essenziali per l'evoluzione dei moderni esseri umani.
La prima: il cervello umano utilizza fino al 25% del bilancio energetico totale del corpo e fino al 60% del glucosio nel sangue. Certo, è possibile sintetizzare glucosio da altre fonti, ma non è il modo più efficiente, per cui è improbabile che il fabbisogno di questa sostanza sia stato raggiunto attraverso una dieta a basso contenuto di carboidrati.
Ancora: gravidanza e allattamento richiedono un fabbisogno maggiore di glucosio, altrimenti viene compromessa la salute sia della madre che del bambino. Non consumare carboidrati avrebbe dunque ostacolato la sopravvivenza della specie. Terza teoria: gli amidi erano prontamente disponibili per le popolazioni ancestrali sotto forma di tuberi, così come in semi e in alcuni frutti; se in un primo momento potevano essere un po' 'indigesti', con la scoperta del fuoco e della cottura questi cibi persero la loro struttura cristallina e diventarono molto più digeribili.
Infine, i geni dell'amilasi salivare sono di solito presenti in molte copie (in media 6) negli esseri umani, mentre sono solo 2 negli altri primati. Questo aumenta la quantità degli enzimi prodotti e anche la capacità di digerire l'amido. Ecco perché l'uomo ha poi sviluppato un 'super-cervello' rispetto alle scimmie.
Hardy ipotizza dunque che, grazie alla diffusione della cottura e al numero superiore dei geni dell'amilasi salivare (e anche dell'amilasi pancreatica), sia aumentata la disponibilità di glucosio.
Cosa che, a sua volta, ha permesso l'accelerazione della crescita del cervello, che si è verificata a partire da circa 800.000 anni fa in poi. Quindi, concludono gli autori, mangiare carne può avere avviato questa evoluzione, ma gli alimenti amidacei cucinati ci hanno resi ancora più intelligenti.