Roma, 4 ago. (AdnKronos Salute) - Nel cervello esiste un processo che potrebbe essere assimilato a un 'lost&found' dei ricordi, un servizio oggetti smarriti e ritrovati. Un team di scienziati ha infatti dimostrato per la prima volta che i ricordi sono più 'robusti' di quanto si pensi, identificando un sistema cerebrale che potrebbe aiutare a salvare la memoria, o a seppellire i brutti ricordi, anche attraverso nuovi farmaci. Lo studio della Cardiff University è pubblicato sulla rivista 'Nature Communications'.
"Precedenti ricerche in questo campo avevano evidenziato che, quando si richiama un ricordo alla memoria, è sensibile alle interferenze di altre informazioni e, in alcuni casi, viene completamente spazzato via. La nostra ricerca sfida questo punto di vista e crediamo che dimostri il contrario", dice Kerrie Thomas, che ha guidato lo studio.
"Abbiamo scoperto che, nonostante l'uso di una tecnica che si pensava producesse amnesia totale, è possibile recuperare i ricordi molto forti", aggiunge.
I risultati sono stati ottenuti nei ratti, ma la squadra di ricercatori spera che possano essere applicati agli esseri umani attraverso nuovi farmaci e trattamenti per le persone che soffrono di disturbi della memoria.
"Questi modelli animali - prosegue Thomas - riflettono con precisione ciò che accade nella nostra mente e suggeriscono che i nostri ricordi autobiografici sono offuscati da nuove informazioni, piuttosto che essere effettivamente persi. Si tratta di una prospettiva entusiasmante anche per il trattamento di malattie psichiatriche con associati disturbi della memoria, come il disturbo da stress post-traumatico, la schizofrenia e la psicosi. Ora possiamo inventare nuovi farmaci o strategie comportamentali che possono trattare questi problemi di memoria nella consapevolezza che il nostro cervello non cancella le nostre esperienze", conclude l'esperto.