Milano, 3 set. (AdnKronos Salute) - Vedere tutto grigio è più di un modo di dire. Quando siamo tristi succede davvero, almeno per le tonalità di colore sull'asse blu-giallo, che ci appaiono 'spente'. E' quanto affermato da uno studio guidato da Christopher Thorstenson dell'università di Rochester e pubblicato su 'Psychological Science'.
Alcune ricerche precedenti avevano già messo in relazione stati emotivi con il processo visivo, così come altre avevano correlato depressione e difficoltà nel visualizzare il contrasto. Il gruppo di Thorstenson si è chiesto se potesse esserci un legame diretto tra la tristezza e la percezione dei colori. La risposta, dagli esperimenti condotti, sarebbe positiva: quando siamo tristi siamo meno accurati nell'identificare i colori sull'asse blu-giallo, mentre non cambia nulla per quello rosso-verde.
Sono due gli studi che hanno contribuito alla scoperta: nel primo i ricercatori hanno diviso 127 volontari in due gruppi, mostrando loro rispettivamente una clip di una commedia e una di un film drammatico. Sono seguite 48 'macchie' colorate consecutive, i cui colori erano stati desaturati, chiedendo ai partecipanti se l'immagine fosse rossa, gialla, verde o blu. Chi aveva visto il film triste era meno preciso nel definire i colori blu e giallo, mentre non aveva problemi per le sfumature rosse-verdi. Il secondo studio, cui hanno partecipato 130 persone sempre divise in due gruppi, ha invece confrontato chi aveva visto una clip triste con chi aveva guardato un film neutro, concludendo che l'elemento discriminante per la differente percezione dei colori era proprio la tristezza.
"Siamo rimasti sorpresi da quanto sia specifico l'effetto, con l'indebolimento dei colori solo sull'asse blu-giallo - ammette Thorstenson intervistato da 'ScienceDaily' - Non avevamo previsto un risultato così particolare, ma forse potrebbe fornirci un indizio sul funzionamento dei neurotrasmettitori". Precedenti studi hanno infatti legato la percezione dei colori sull'asse blu-giallo con la dopamina. "Abbiamo bisogno di tempo per capire quanto la nostra teoria sia generalizzabile prima di pensare alle possibili applicazioni" conclude Thorstenson.