Milano, 23 nov. (AdnKronos Salute) - La vita rappresentata come una curva a 'U', con il punto più basso attorno ai 40 anni, è un'immagine ricorrente in molti studi scientifici. A ribadirlo una ricerca inglese dell'università di Warwick, pubblicata su 'The Economic Journal'. Il lavoro ha osservato 50 mila adulti tra Australia, Gran Bretagna e Germania, monitorando la felicità via via che passavano gli anni. Non si tratta del primo studio in questo senso, ma è la prima conferma che l'andamento della gioia non è legato a circostanze particolari o dipendente dalla cultura, bensì un fenomeno universale. Così, tra esami universitari, ricerca del lavoro, problemi di coppia, ticchettio dell'orologio biologico e depressione post partum se ne va la prima parte della curva, in ripida discesa da quando si abbandona l'adolescenza fino ai 40 anni.
Toccato il punto più basso intorno alla metà della vita, tuttavia, le cose sembrano migliorare. Man mano che si invecchia, la felicità sembra infatti aumentare, come riporta il 'Telegraph' che ha ripreso lo studio. Non è chiaro se si tratti di un effetto dovuto alla cupa rassegnazione o se in effetti superato il nadir si trovino l'ottimismo e l'equilibrio necessari per godersi ciò che rimane della propria esistenza. Un suggerimento arriva dalla scrittrice inglese ultranovantenne Diana Athill, che in un saggio sul suo nuovo libro dato alle stampe in questi giorni nel Regno Unito sostiene che il segreto della serenità sia "evitare il romanticismo e aborrire la bramosia di possesso".