Milano, 5 giu,. (AdnKronos Salute) - Dal Dna dei centenari nuove speranze contro le malattie cardiovascolari, big killer del pianeta. Fra i segreti nascosti nel codice genetico dei super-nonni, infatti, ci sono anche le 'istruzioni' per far ringiovanire le vie del sangue. In particolare c'è un gene che produce una proteina candidata a un futuro da farmaco, sperimentato con successo in animali anziani o malati. La scoperta porta la firma di scienziati dell'Irccs MultiMedica di Sesto San Giovanni (Milano), dell'Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia) e dell'Istituto di tecnologie biomediche di Segrate (Milano), autori di uno studio pubblicato su 'Circulation Research' e condotto in collaborazione con altri centri nazionali e stranieri.
Al centro del lavoro il gene che codifica per la proteina BPIFB4, parte di una famiglia precedentemente associata ai meccanismi naturali di difesa contro batteri che colpiscono naso, bocca e polmoni. La nuova ricerca svela un ruolo di BPIFB4, o meglio di una sua speciale 'versione', anche nel mantenimento dell'efficienza dei vasi sanguigni. "Abbiamo confrontato il Dna di 3 gruppi di persone particolarmente longeve (3 mila reclutate tra Cilento, Germania e Stati Uniti) con un gruppo di controllo composto da 2 mila giovani", spiega Annibale Puca dell'Irccs MultiMedica, professore all'università di Salerno. Così "abbiamo visto che nei centenari prevaleva una particolare variante del gene BPIFB4, da noi denominata LAV (Longevity associated variant)".
Studiando l'azione di questo polimorfismo in modelli sperimentali sia in vitro che in vivo, prosegue Carmine Vecchione dell'Irccs Neuromed di Pozzilli, professore sempre all'università di Salerno, "si è visto come l'inserimento del gene LAV-BPIFB4 attivava una serie di funzioni. In particolare l'enzima eNOS responsabile della produzione dell'ossido nitrico, la più importante molecola protettiva della funzione vascolare" che, se alterata come accade in età avanzata, si associa a infarto, ictus e ipertensione, come pure a patologie metaboliche e neurologiche.
Gli effetti osservati si sono tradotti anche in vere prospettive terapeutiche, sottolinea una nota dall'Irccs MultiMedica: trattando topi anziani con il gene LAV-BPIFB4 i ricercatori sono riusciti a riportare alla normalità la loro funzione vascolare, mentre in animali ipertesi la terapia ha regolarizzato la pressione sanguigna. Infine, in modelli sperimentali di interruzione del flusso sanguigno (ischemia), si è visto che il trattamento con il 'gene dei centenari' portava a una migliore riparazione dei vasi colpiti e a un potenziamento dell'angiogenesi, il processo alla base dello sviluppo di nuovi vasi sanguigni. In questo modo i danni derivati dal blocco dell'afflusso di sangue venivano limitati.
"Questa scoperta - concludono Puca e Vecchione - apre nuovi scenari nella cura e prevenzione delle malattie cardiovascolari, candidando la proteina LAV-BPIFB4 a nuova prospettiva terapeutica mirata a proteggere il benessere cardiovascolare e allungare la durata della vita".