Milano, 30 dic. (AdnKronos Salute) - Trappole sofisticate per catturare solo le zanzare gravide o in cerca di 'ospiti' per deporre le uova. Ma anche studi sui gusti di questi insetti e sulle loro predilezioni per peculiari gruppi sanguigni o categorie di persone. Sono solo alcuni dei filoni di ricerca su cui lavorano alla Sapienza di Roma i 'cacciatori di zanzare': parassitologi impegnati da anni nella lotta alla malaria, convinti che la strada giusta parta proprio dagli insetti succhia-sangue.
"Il lavoro sulle zanzare all'Istituto di parassitologia della Sapienza risale agli anni '50. Oggi i gruppi di lavoro si sono differenziati: ci sono team che studiano la biologia molecolare del vettore, altri le caratteristiche delle ghiandole salivari e della stessa saliva delle zanzare, per identificare i marcatori spia dell'esposizione delle persone alla malaria", spiega all'AdnKronos Marco Pombi, ricercatore Sezione parassitologia del Dipartimento di sanità pubblica e malattie infettive della Sapienza di Roma.
"Noi, in particolare, ci occupiamo del monitoraggio e del controllo dei vettori della malaria. Per questo cerchiamo di capire quali sono le trappole più efficaci per 'catturare' specifiche popolazioni di zanzare e condurre studi mirati. Ad esempio - dice Pombi - sulle loro preferenze per l'uomo o per gli animali, ma anche sulla diffusione delle diverse specie nei vari periodi dell'anno o sui 'gusti' rispetto a determinate categorie di soggetti".
Per le zanzare, infatti, non siamo tutti uguali, come sa bene chi viene punto con frequenza: alcune persone sembrano 'snobbate' da questi insetti. Ebbene, il segreto sta nella pelle. "Si è visto che la pelle di alcuni soggetti - sottolinea Pombi - ospitano determinati batteri responsabili di emissioni odorose che attirano, o al contrario respingono, le zanzare portatrici della malaria".
Questi insetti prediligono anche "determinati gruppi sanguigni, ma anche persone con la temperatura della pelle elevata". Si è visto anche che le persone infettate dal plasmodio attirano di più gli insetti rispetto a quelle infettate e sottoposte al trattamento anti-malaria, precisa il ricercatore.
E se all'estero si lavora sul Dna delle zanzare, puntando a trasformarle in armi capaci di diffondere la sterilità fra questi vettori della malaria, le ricerche ambientali indagano diverse vie.
"Ci concentriamo sulle trappole anche per rilevare l'attività delle zanzare all'esterno delle abitazioni - continua il ricercatore - dal momento che l'uso di zanzariere impregnate di insetticida ormai permette di controllare la presenza di questi nemici in casa, nei Paesi più colpiti".
Importante anche lo studio a livello locale dei focolai larvali: "In Camerun - ricorda Pombi - abbiamo visto che questi focolai nel tempo sono cambiati, e che le zanzare si sono adattate a 'colonizzare' sedi diverse, anche inquinate".
Occorrono 15 giorni per arrivare da un uovo a un adulto in grado di pungere. "Ebbene, nel corso delle varie generazioni le zanzare hanno mostrato una particolare capacità di adattarsi a condizioni ambientali diverse, tipiche della vita urbana. Sono nemici versatili e flessibili, ecco perché la ricerca esplora sempre nuove strade per contrastarle".