Salute

Ricerca: genesi di un tormentone, svelato l''X factor' della canzone hit

Melodia veloce e facile da ricordare ma con intervalli inusuali, ecco come un brano diventa ossessione

Milano, 3 nov. (AdnKronos Salute) - Gli anglosassoni lo chiamano 'stick factor'. E' la capacità di una canzone di entrare nel cervello e restare appiccicata ossessivamente per mesi, se non anni. A svelare i segreti che si nascondono dietro la genesi di un 'tormentone' musicale è un team di scienziati che ha testato per la prima volta, con uno studio su larga scala, la ricetta per una hit indimenticabile.

Gli esperti - della Durham University e della Goldsmiths, University of London in Gb e dell'ateneo tedesco di Tubinga - si sono chiesti perché certe melodie fanno breccia meglio di altre nella mente di tante persone, al punto da rendere incontrollabile la tentazione di canticchiarle. E hanno scoperto che una canzone capace di insinuarsi in maniera strisciante nelle orecchie - il fenomeno è definito tecnicamente 'immagine musicale involontaria' - ha caratteristiche precise: è di solito più veloce, con una melodia abbastanza generica e facile da ricordare, ma con alcuni intervalli unici, originali, come variazioni-salti o ripetizioni, che la distinguono dalla media delle canzoni pop. Secondo l'esito della ricerca guidata da Kelly Jakubowski della Durham University, autrice principale, è la formula di quella che volgarmente può essere definita 'appiccicosità musicale'.

Per definirla gli esperti hanno chiesto a 3 mila persone - fra il 2010 e il 2013 - di elencare le loro canzoni-tormentone e le hanno poi confrontate con melodie mai citate dai partecipanti, pur essendo popolari e/o presenti di recente nelle classifiche inglesi. La 'top 9' dei brani tormentone più additati come tali nello studio pubblicato su 'Psychology of Aesthetics, Creativity and the Arts' vede ai primi due posti successi come "'Bad Romance' di Lady Gaga e, perfettamente in tema, 'Can not Get You Out Of My Head' di Kylie Minogue". I risultati, sottolinea Jakubowski, "mostrano che si può in qualche modo prevedere in base al contenuto melodico quali canzoni sono destinate a restare bloccate nella mente. E questo potrebbe aiutare gli aspiranti cantautori e anche i pubblicitari a scrivere jingle che tutti ricorderanno a lungo".

Spesso si presume che le canzoni che passano per più tempo in radio e sono presenti più di recente nelle classifiche musicali hanno maggiori probabilità di affermarsi come 'earworms' (vermi delle orecchie). Lo studio britannico lo conferma verificandolo sul campo. Tuttavia aggiunge informazioni in più, viste le evidenze scientifiche finora limitate sugli 'ingredienti' che trasformano una canzone in ossessione, indipendentemente dalla popolarità o da quanto spesso le persone possano averla sentita. Gli autori analizzano una per una le caratteristiche del tormentone individuate nello studio, condotto con un finanziamento del Leverhulme Trust.

Per far capire cosa si intende quando si parla di ripetizioni, Jakubowski fa riferimento al "giro musicale d'apertura di 'Smoke On The Water' dei Deep Purple o al coro di 'Bad Romance' di Lady Gaga". Esempio invece di una delle forme melodiche più comuni nell'universo musicale occidentale è 'Twinkle Twinkle Little Star', dove la prima frase si alza di tono e la seconda scende. Molte filastrocche musicali seguono lo stesso modello, che rende facile ai bambini ricordarle. Un'altalena interpretata nel panorama pop per esempio dall'apertura di 'Moves Like Jagger' dei Maroon 5 (al quinto posto fra i tormentoni più citati nello studio). L'altro elemento cruciale dei tormentoni, cioè l'intervallo inusuale (salti imprevisti o note ripetute più volte della norma), è incarnato da 'My Sharona'.

Il 90% delle persone ha il suo personale tormentone che risuona nella mente come un disco rotto senza fine, almeno una volta a settimana. Normalmente succede quando il cervello è in bassa attività, come quando si è sotto la doccia, mentre si cammina o si fanno le faccende domestiche. Lo studio su tormentoni, conclude la scienziata, può così aiutare a capire come funzionano in soggetti diversi le reti cerebrali coinvolte nella percezione, nelle emozioni, nella memoria e nel pensiero spontaneo.

3 novembre 2016 ADNKronos
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