Salute

Ricerca: corretti si diventa, a 8 anni più altruisti in Usa, Canada e Uganda

Studio Usa, in questi Paesi i bimbi a questa età rifiutano più spesso ricompensa se è iniqua

Milano, 19 nov. (AdnKronos Salute) - - Rifiutare un mucchietto di caramelle solo perché il compagno di tavolo ne ha ricevute di meno non è facile, per un bambino. Eppure succede, e con una certa frequenza, in Usa, Canada e Uganda. Il senso di giustizia e correttezza si sviluppa da piccoli, quando i bimbi si accorgono di aver ricevuto meno di altri. Ma intorno agli otto anni capita di 'soffrire' anche per il fatto di aver ricevuto di più. A dirlo è uno studio americano dell'università di Harvard pubblicato su 'Nature', che ha indagato sulla percezione di correttezza in 866 coppie di bambini da 4 a 15 anni in 7 Paesi del mondo (oltre a quelli già citati si aggiungono India, Messico, Perù e Senegal).

I bambini sono stati fatti accomodare a coppie - uno con ruolo attivo e capacità di condizionare la scelta, l'altro 'passivo' - ai lati opposti di un tavolo con davanti 2 piattaforme con altrettante maniglie colorate. I ricercatori hanno svolto diverse prove distribuendo la ricompensa (in questo caso caramelle) in modo diverso, a volte a favore dell'uno, a volte dell'altro bimbo. "Se si accetta la distribuzione, basta spingere una maniglia verde e le caramelle raggiungono i due bambini, altrimenti si muove quella rossa e nessuno riceve la ricompensa, che finisce in una boccia", spiega Felix Warneken, autore principale dello studio.

La scelta viene compiuta da un solo bambino, quello che ha un ruolo 'attivo'. Nei test, inizialmente condotti nell'area di Boston, gli scienziati hanno notato che la risposta alle diverse forme di ingiustizia dipendeva dall'età. I bimbi più piccoli erano veloci a rifiutare quelle distribuzioni sfavorevoli per loro, ma dagli 8 anni in poi iniziavano a rigettare anche le combinazioni svantaggiose per l'altra persona. "Il fatto che i ragazzini fossero disposti a fare quel genere di sacrificio è stato un risultato un po' sorprendente", ammette Peter Blake, tra gli autori del lavoro. Quando è stato chiesto ai diretti interessati la motivazione della loro scelta, la risposta è stata "perché non è giusto", riferiscono gli scienziati.

I ricercatori hanno quindi deciso di capire se i comportamenti fossero presenti anche in altre culture e hanno somministrato il test in 6 Paesi oltre agli Stati Uniti. In tutte le Nazioni studiate i ricercatori hanno osservato il rigetto di una situazione sfavorevole per chi deve prendere la decisione, con piccole variazioni di età in base al Paese. Il rifiuto di una condizione svantaggiosa per il compagno di tavolo, invece, è avvenuta solo negli Stati Uniti, in Canada e in Uganda.

"Visti i nostri precedenti risultati, non siamo stati così sorpresi nell'osservare la situazione in Usa e Canada, ma l'Uganda è stata una sorpresa - afferma Katie McAuliffe, coautrice dello studio - Una spiegazione potrebbe essere che i bambini della scuola in cui abbiamo condotto la ricerca hanno contatti abbastanza frequenti con gli occidentali ed è possibile che ne siano influenzati".

I risultati secondo gli esperti suggeriscono che, mentre il primo comportamento - cioè il rifiuto di una situazione svantaggiosa per chi deve prendere la decisione - sembra essere universale negli esseri umani, il secondo - ossia rigettare una ricompensa perché ingiusta rispetto a un compagno - sarebbe più influenzato dalle norme culturali. Tuttavia, gli autori dello studio notano che il lavoro è stato condotto su un numero limitato di culture e che la loro ricerca può essere una buona base per lavori futuri concentrati su Paesi specifici. L'obiettivo potrebbe essere studiare quanto le differenze culturali possano influenzare lo sviluppo di un comportamento equo. "Abbiamo realizzato lo studio con un budget ristrettissimo, lavorando con collaboratori che avevano già accesso ai siti - spiega Blake - Ora che abbiamo un quadro della situazione e abbiamo visto che esistono 2 processi diversi, possiamo essere più precisi sulle culture da studiare in futuro".

Un'idea potrebbe essere quella di partire con quelle popolazioni nelle quali gli adulti dimostrano grandi differenze a livello di correttezza e investigare se queste si riscontrano anche nei bambini. "Non stiamo dicendo che negli altri Paesi non esista l'equità rispetto al prossimo, ma noi non l'abbiamo osservata nei bambini e adolescenti - chiarisce Warneken - Possiamo ipotizzare che al di fuori di Usa, Canada e Uganda questo emerga dopo, una volta adulti".

19 novembre 2015 ADNKronos
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