Milano, 16 feb. (AdnKronos Salute) - In Europa si vive più a lungo nel nord della Spagna, nel nord-est dell'Italia e nel sud-ovest della Francia, mentre va meno bene agli abitanti di Paesi Bassi, Scandinavia e Regno Unito. A dirlo, evidenziando come negli ultimi 20 anni ci siano state ampie oscillazioni nella longevità, è uno studio pubblicato sul 'Journal of Epidemiology and Community Health'. Il Regno Unito, in particolare, ha una delle percentuali più alte di popolazione che vive in aree con una bassa probabilità di invecchiare. Tra le cause dell''altalena' di longevità, secondo gli esperti ci sarebbero la povertà e i cattivi stili di vita.
I ricercatori hanno studiato il tasso di sopravvivenza a 10 anni, monitorando se le persone tra 75 e 84 anni hanno raggiunto gli 85-94 in 4.404 piccole aree di 18 Paesi europei. I tassi di sopravvivenza delle 313.296.725 persone monitorate sono stati misurati in 2 periodi: tra il 1991 e il 2001 e tra il 2001 e il 2011. Sono stati esclusi Grecia, Cipro, Germania, Irlanda e i recenti membri Ue dell'Europa dell'Est, per via dei dati insufficienti sulla proporzione di anziani nelle rispettive popolazioni. Per contro, cono stati inclusi Norvegia, Svizzera, Andorra, Liechtenstein e San Marino, in quanto confinanti con Paesi dell'Unione europea.
In media, nel 2001 la percentuale di uomini di 75-84 anni che sono vissuti almeno altri 10 anni è stata del 27%. Il dato sale al 40% per le donne. Nel 2011 i tassi di sopravvivenza sono aumentati, raggiungendo il 34% tra gli uomini e il 47% tra le donne, con ampie variazioni geografiche in entrambi i periodi di tempo considerati.
Nel 2001 le aree con un alto tasso di sopravvivenza maschile si trovavano soprattutto a Madrid e Salamanca (Spagna), ad Andorra e Ginevra (Svizzera). Quelle con un basso tasso di sopravvivenza erano invece concentrate a Glasgow, Manchester, Liverpool e Londra (Uk), nelle zone di estrazione mineraria e industriali della Francia e in Bretagna. Nel 2011 le aree dove i maschi sopravvivono a lungo erano aumentate, passando da 27 a 49, e quelle caratterizzate da una mortalità più diffusa erano diminuite da 31 a 24. Geograficamente, le prime sono rimaste le stesse, ma si è aggiunta la Francia del Sud e dell'Ovest. Allo stesso modo, quelle più 'mortali' hanno continuato a essere le zone industriali del Regno Unito, più il confine franco-belga, Amsterdam e South Limburg (Olanda) e Copenhagen (Danimarca).
Per le donne, nel 2001 c'erano 45 aree di alta sopravvivenza e 35 di bassa. La distribuzione geografica somiglia a quella maschile, con l'aggiunta del nord-est dell'Italia (Emilia Romagna e Veneto) tra le regioni virtuose e il Sud della Spagna, Napoli e la Sicilia tra quelle con basso tasso di sopravvivenza.
Nel 2011 le prime sono aumentate a 102, mentre le altre sono diventate 50. La distribuzione geografica ha seguito il modello degli uomini, tranne per le aree di alta sopravvivenza del nord-est d'Italia che si sono notevolmente ridotte.
"Molti fattori influenzano la longevità, tra cui le circostanze socio-economiche, i geni, gli stili di vita, l'inquinamento e l'accesso alle cure sanitarie", spiegano gli esperti. "E' probabile che i modelli osservati derivino da una combinazione di 2 tipi di determinanti della salute: la povertà, il che spiega la longevità bassa si trova in aree come Portogallo, sud della Spagna, Italia meridionale e zone post-industriali, e stili di vita non salutari (per esempio il consumo di tabacco o una dieta non bilanciata), che potrebbe spiegare la presenza di aree a bassa sopravvivenza in zone ricche della Scandinavia o Paesi Bassi", concludono.