Gli human challenge trial sono degli studi che prevedono di infettare in modo controllato dei volontari sani per studiare diversi aspetti di una malattia. Il primo trial di questo tipo sulla covid è stato condotto dall'Università di Oxford all'inizio del 2021, mentre lo scorso aprile è stato avviato il secondo, che avrà l'obiettivo di determinare il tipo di risposta immunitaria necessaria a prevenire le reinfezioni. «Se riusciremo a stabilire il livello di risposta immunitaria al di sopra del quale un individuo non può contrarre la covid per la seconda volta, riusciremo a determinare l'efficacia di nuovi vaccini senza la necessità di testarli nei trial di fase 3», spiega Helen McShane, capo dello studio.
La prima parte della ricerca, che coinvolge 24 individui sani (guariti) di età compresa tra i 18 e i 30 anni, servirà ai ricercatori per calibrare la "dose ottimale" di virus da utilizzare nel contagio controllato, affinché i volontari contraggano la covid in forma lieve o asintomatica. Sempre in questa fase verrà infettato un secondo gruppo, composto da poche decine di persone, con la corretta quantità di virus stabilita in precedenza. I partecipanti rimarranno poi in quarantena per un minimo di 17 giorni, e qualora sviluppassero sintomi verranno sottoposti a terapia con anticorpi monoclonali.
La seconda parte dei test, che inizierà quest'estate, coinvolgerà un nuovo gruppo di volontari, la cui risposta immunitaria verrà analizzata prima e dopo l'esposizione al nuovo coronavirus. «Infetteremo i partecipanti con la dose di virus ottimale individuata durante la prima fase dello studio», spiega McShane, «e misureremo la quantità di virus presente dopo l'infezione».
Se tutto va come previsto, spiega il team dell'Università di Oxford, questo human challenge trial permetterà non solo di rilevare che tipo di risposta immunitaria è necessaria per evitare la reinfezione da covid, ma anche di capire per quanto tempo siamo protetti, aiutando così lo sviluppo di cure e vaccini anticovid.