Quello dei geni è un mondo molto complesso e ancora non del tutto compreso: nonostante nel 2022 siamo riusciti a sequenziare per intero il genoma umano, siamo ancora lontani dal conoscere ogni segreto del DNA. Qualche anno fa uno studio del 2018 era riuscito per la prima volta a visualizzare le i-motif (dall'inglese intercalated-motif), sequenze di DNA a quadrupla elica simili a nodi la cui esistenza era stata scoperta nel 1993 da Maurice Guéron: ora lo stesso team di ricerca del Garvan Institute of Medical Research (Australia) è riuscito a mapparle, scoprendo che il genoma umano ne contiene oltre 50.000. I risultati sono pubblicati su The Embo Journal.
Anticorpi detective. Per individuare queste particolari strutture gli studiosi hanno utilizzato degli anticorpi ad hoc – sviluppati nello studio del 2018 – capaci di legare in modo selettivo le i-motif e, dunque, rilevarle all'interno del genoma. «Abbiamo individuato oltre 50.000 i-motif nel genoma umano che si trovano in tutti e tre i tipi di cellule che abbiamo esaminato», spiega Daniel Christ, uno degli autori. «I risultati confermano che queste strutture non sono solo una curiosità da laboratorio, ma che sono diffuse e probabilmente giocano un importante ruolo nella funzione genomica».
Cosa sono e dove si trovano? Le i-motif sono sequenze di DNA a struttura quaternaria (ovvero a quadrupla elica) che si formano in regioni ricche di citosina (una delle quattro basi del DNA insieme a adenina, guanina e timina). La cosa interessante è che la ricerca ha scoperto che queste strutture non sono sparse in modo casuale, ma si concentrano in importanti aree del genoma, come alcune regioni che regolano l'attività genetica: questo, spiega Cristian David Peña Martinez, coordinatore dello studio, fa pensare che le i-motif giochino un ruolo dinamico nel controllo dell'attività dei geni.
Nuove terapie antitumorali. Le i-motif sono state trovate anche in alcune regioni di oncogeni (geni in grado di causare il cancro), e questo significa che, attraverso queste strutture, potremmo forse riuscire a colpire i geni responsabili dello sviluppo dei tumori. «La presenza diffusa delle i-motif in sequenze genetiche coinvolte in tumori difficili da curare ci apre a nuove possibilità di diagnosi e terapie», afferma Sarah Kummerfeld, una degli autori, che conclude: «Potremmo forse mettere a punto dei farmaci in grado di colpire selettivamente le i-motif per influenzare l'espressione genetica, ampliando così le attuali opzioni di trattamento».