Per la seconda volta in una settimana, la Cina fa inversione di marcia nel metodo di conferma dei casi di COVID-19. I nuovi criteri annunciati giovedì 20 febbraio escludono dal computo dei contagi i pazienti della provincia dell'Hubei (epicentro dell'epidemia) che abbiano ricevuto una diagnosi a partire da sintomi manifesti e da TAC polmonari, ma non la conferma della presenza del virus da test genetici. La decisione che va nella direzione opposta a quanto stabilito giovedì 13 febbraio ha provocato una decisa riduzione dei casi di COVID-19, insieme alla frustrazione degli epidemiologi.
Attenendosi ai nuovi criteri, l'Hubei ha registrato "soltanto" 349 nuovi casi nelle 24 ore precedenti giovedì: mentre scriviamo, i contagi totali noti sono 75.751 e i decessi 2.130. Le autorità sanitarie cinesi hanno deciso di differenziare i casi sospetti da quelli confermati, anche perché i segni di polmonite e gli altri sintomi da coronavirus sono compatibili con altre infezioni. Tuttavia, l'esito dei test genetici richiede anche due giorni di tempo, e spesso non è sufficiente a dirimere la confusione.
Positivo è diverso da infetto? Ne sono un esempio le persone risultate positive ai test genetici per la presenza del virus SARS-CoV-2 (questo il nome del nuovo coronavirus: COVID-19 è il nome della malattia che causa) ma al momento asintomatiche. La commissione sanitaria cinese considera questi pazienti positivi ma non confermati, e non li annovera nei conteggi dei casi di COVID-19: devono osservare 14 giorni di quarantena, e solo se in questo periodo sviluppano sintomi, la diagnosi viene ufficializzata.
In questo caso, la giustificazione è di tipo clinico. I medici vogliono concentrarsi sui pazienti sintomatici bisognosi di cure, e non è detto che l'individuazione del virus nel materiale genetico di gola e naso che viene campionato indichi una sua effettiva intromissione nell'organismo. Chi contesta questa scelta obietta che se il coronavirus SARS-CoV-2 non avesse già infettato il paziente, non sarebbe rintracciabile. E che, così facendo, si falsano i dati epidemiologici su diffusione e facilità di contagio del patogeno.
Quarantena contestata. Intanto, due turisti giapponesi di 87 e 84 anni contagiati dal nuovo coronavirus nel non-luogo con il maggior numero di casi al di fuori della Cina - la nave da crociera Diamond Princess ormeggiata a Yokohama - sono morti. Centinaia di persone a bordo della nave risultate negative al virus sono potute sbarcare ieri, allo scadere delle due settimane di quarantena imposte dalle autorità nipponiche.
Oltre 620 passeggeri a bordo della nave sono state contagiate dal 5 febbraio, una circostanza che ha indotto i Centers for Disease Control and Prevention americani a criticare le misure di quarantena decise per la Diamond Princess.
I National Institute of Infectious Diseases di Tokyo hanno risposto con un'analisi che mostra come la maggior parte dei contagi sia avvenuta prima della richiesta ai passeggeri di rimanere nelle loro cabine, e come dopo questa misura, il virus sia circolato per lo più tra i membri dell'equipaggio.