Da quasi due anni, nell'immaginario comune il pipistrello non è più solo quello strano animale che dorme appeso a testa in giù, ma anche e soprattutto l'ospite che ha permesso al SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la covid, di fare il salto di specie (spillover) da animale a uomo (anche se il dibattito sulle origini del virus è ancora aperto). Per impedire futuri spillover e prevenire eventuali pandemie è dunque fondamentale capire quali sono le specie animali che ospitano virus potenzialmente pericolosi per l'uomo.
È in quest'ottica preventiva che si inserisce uno studio pubblicato su Lancet Microbe, parte di un più ampio sforzo di ricerca internazionale chiamato Verena (Viral Emergence Research Initiative), che mira a predire quali virus potrebbero infettare gli umani, a partire da quali serbatoi animali e in quali luoghi del mondo potrebbe avvenire il salto di specie.
Conoscere bene l'ospite. Nei primi quattro mesi del 2020, gli studiosi hanno messo a punto otto diversi modelli statistici capaci di predire quali animali potrebbero ospitare dei betacoronavirus (gruppo di coronavirus responsabili anche della SARS e della covid). Sorprendentemente, i modelli che sfruttavano dati riguardanti l'ecologia e l'evoluzione dei pipistrelli hanno fornito risultati più accurati rispetto a modelli più avanzati, nei quali però venivano inseriti meno dati riguardanti la biologia degli animali. A questo proposito, «se si vuole individuare questi virus, bisogna prima di tutto delineare in dettaglio il profilo degli ospiti», sottolinea Colin Carlson, uno degli autori dello studio.
Nuovi serbatoi da monitorare. I modelli messi a punto dai ricercatori sono riusciti a individuare come possibili serbatoi di betacoronavirus oltre 400 specie di pipistrelli, diffuse non solo nel sud-est asiatico ma anche nell'Africa subsahariana e nell'emisfero occidentale. «È fondamentale investire nel monitoraggio di questi animali, per capire dove e quando diversi betacoronavirus potrebbero fare il salto di specie», sottolinea Daniel Becker, coordinatore dello studio, che spiega come la ricerca fornisca «una breve lista delle principali specie di pipistrelli da tenere d'occhio e da studiare ulteriormente.»