Milano, 10 ott. (AdnKronos Salute) - Una vita in fuga dalle voci, da pensieri, percezioni ed emozioni confuse che sfociano a volte nell'allucinazione, nel delirio e nella mania di persecuzione. Ma soprattuto una lotta disperata per "superare la vergogna di non sentirsi normali", per affermarsi come 'Persone, non malati'. E' questa la battaglia quotidiana dei 300 mila italiani che soffrono di schizofrenia, soprattutto giovani dai 15 ai 35 anni, con una probabilità doppia di morire precocemente e un rischio di suicidio moltiplicato di 8,5 volte. Una condizione che impatta pesantemente anche sul vissuto di parenti e amici, schiacciati in un caso su 3 sotto il peso uno stress patologico che toglie il sonno e si trasforma in depressione.
'Persone, non malati' è il titolo di un video diffuso in occasione del 10 ottobre, Giornata mondiale della salute mentale. Promosso da un board scientifico multidisciplinare di esperti, e realizzato con il supporto non condizionato di Otsuka (è disponibile online sul sito www.otsuka.it), racconta la drammatica storia di Martina. Giornate trascorse in compagnia di voci e suoni che gli altri non possono sentire, spese nel continuo tentativo di riemergere dall'abisso di pregiudizi che etichettano i pazienti, isolandoli sempre di più e contribuendo ad annullarne l'identità. "Parlano di me come se io non ci fossi, soprattutto mio padre - racconta la giovane protagonista del filmato - Prima ero una ragazza come tante, con mille progetti per il futuro. Ora sono la malattia. Faccio paura a tutti. Ma sono io che ho paura".
Psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, infermieri specializzati ed educatori hanno collaborato a stendere la sceneggiatura del video, basata sull'esperienza reale di professionisti in prima linea contro la schizofrenia. "Diagnosi precoce, accettazione della malattia e percorsi integrati", spiegano, sono la chiave per gestire la patologia e ridurne l'impatto sulla qualità di vita dei pazienti e dei loro cari.
Nel mondo la schizofrenia colpisce circa 24 milioni di persone; tende a comparire in giovane età, con un esordio sfumato e subdolo che complica la diagnosi. Ma se non viene riconosciuta e trattata precocemente e correttamente, la malattia progredisce in modo irreversibile interferendo con la capacità di elaborare pensieri, di relazionarsi con gli altri, di vivere 'normalmente' la propria vita.
"Al termine schizofrenia si accompagna un'immagine negativa, lontana dalla realtà - sottolinea Alfonso Troisi, dirigente medico, Unità operativa complessa di Psichiatria e Psicologia clinica della Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma - Spesso la diagnosi può trasformarsi in una gabbia e i pazienti vivono la malattia come un vero e proprio dramma.
Eppure per la schizofrenia esistono possibilità di miglioramento. E' quindi fondamentale sgomberare il campo dai pregiudizi e fare informazione, così da aiutare i pazienti e le loro famiglie ad accettare la malattia ed affrontarla al meglio".
"L'atteggiamento dei pazienti nei confronti della schizofrenia può variare di caso in caso - riferisce Andrea Fiorillo, professore aggregato, Dipartimento di Psichiatria della Seconda università degli Studi di Napoli - A incidere possono essere per esempio i sintomi che sono costretti ad affrontare e che condizionano il loro comportamento nei confronti della malattia. Fondamentale è inoltre l'atteggiamento dei familiari, degli amici e degli operatori sanitari che devono impegnarsi nel supportare le persone affette da schizofrenia, trasmettendo loro un senso di condivisione".
L'onda lunga della schizofrenia travolge anche le famiglie. Una recente analisi condotta in 22 Paesi, Italia compresa, ha indagato sulla percezione dei parenti e degli amici di chi affronta un serio disturbo mentale come questa patologia. Risulta che più di 4 caregiver su 10 non riescono a convivere con l'ansia di dover gestire il proprio familiare malato, e che per un terzo lo stress di dover combattere la malattia si traduce in insonnia e depressione. Ancora: uno su 5 non riesce a guardare in modo positivo alla propria stessa vita, e si sente tanto esausto da non essere in grado di svolgere al meglio le proprie attività.
Una gabbia da cui si può uscire, come dimostra Martina. "Ma io non mi sono rassegnata a chi mi aveva cucito addosso una sentenza di morte - dice - Perché la società fa questo molto spesso. Voi vi state sbagliando. E' ciò che io continuavo a ripetermi nella mia testa. Alle voci che continuavano a terrorizzarmi, alle voci dei miei parenti e dei miei amici che mi trattavano come una malata cronica. Però io oggi ce l'ho fatta".
"Nella gestione della schizofrenia l'ascolto del paziente e dei suoi bisogni ha un ruolo centrale - precisa Antonio Vita, professore ordinario, Dipartimento di Scienze cliniche e sperimentali, Divisione di Psichiatria dell'università degli Studi di Brescia - Oltre alla diagnosi e all'individuazione della giusta terapia, è infatti fondamentale comprendere e supportare le persone costrette a convivere con questa patologia, riconoscendone i progressi quotidiani. Una corretta gestione della malattia - conclude lo specialista - deve quindi prevedere dei percorsi che integrino la terapia farmacologica e progetti di riabilitazione calibrati sui bisogni specifici del paziente".