Una proteina, la cardiotrofina 1 (CT1), sarebbe in grado di mettere in moto quei meccanismi che fanno sì che il cuore si espanda e pompi una maggiore quantità di sangue: gli stessi processi che avvengono, per esempio, nel corso di un allenamento, o anche durante la gravidanza.
La scoperta è dei ricercatori dell’Ottawa Hospital (University of Ottawa Hearth Institute) e dell’Università di Carleton (Ottawa, Canada), che hanno da poco pubblicato i risultati dello studio su Cell Research (Nature).
Nello studio è descritto come la cardiotrofina 1 riesca a “illudere” il cuore, provocandone un allargamento sostanziale, e non dannoso come quello che avviene in caso di insufficienza cardiaca. Non solo: i ricercatori hanno dimostrato su alcuni modelli animali che CT1 è in grado di riparare i danni del tessuto cardiaco e di migliorare il flusso sanguigno nei casi di gravi insufficienze cardiache.
Un problema mondiale. Lo scompenso cardiaco si manifesta con l’incapacità del cuore di fornire l’adeguata quantità di sangue richiesta dal corpo e rappresenta un problema sempre più grave nel mondo, in particolare nei Paesi con un’alta percentuale di persone anziane.
Spesso l’insufficienza cardiaca sopraggiunge dopo eventi traumatici, come l’infarto, che danneggiano i tessuti del muscolo cardiaco. «Quando una parte del muscolo cardiaco muore, ciò che rimane si adatta e si espande per compensare. Tuttavia questa crescita è anomala e non aiuta il cuore a pompare più sangue», ha spiegato il dottor Lynn Megeney, autore dello studio e ricercatore dell’Ottawa Hospital. «Abbiamo scoperto che la proteina CT1 riesce a espandere il cuore nella giusta maniera e stimola anche la crescita dei vasi sanguigni. Di conseguenza il cuore migliora la capacità di pompare sangue al corpo, proprio come avviene mentre pratichiamo sport oppure nei mesi di gravidanza.»
Perché illudere il cuore? Il team di ricerca guidato dal Megeney ha condotto una lunga serie di esperimenti su vari tipi di roditori e sulle cellule coltivate in laboratorio. La proteina umana CT1 ha fornito i risultati attesi in tutti questi modelli sperimentali, al punto che i ricercatori si augurano che si arrivi al più presto all'uso terapeutico sugli esseri umani.
Anche perché se è vero che l’esercizio fisico può portare agli stessi benefici della CT1, è altrettanto vero che le persone che soffrono di problemi cardiaci sono spesso impossibilitate a praticare sport.